In occasione dell'anno della cultura italiana in Russia (2011), la fotografa-artista Giada Ripa è stata invitata dal Museo di Arte Moderna di Mosca (MMoMA) a presentare la sua prima esposizione personale, intitolata: "Displacement".
Questo titolo è una vera miniera semantica: può significare "Migrazione forzata", ma è anche un principio della psicologia freudiana, con molte altre sfumature. "Displacement" ha quindi molti significati, e sono tutti esplorati nella fotografia di Giada Ripa, attraverso i suoi viaggi.

Luoghi e volti in Cina, Georgia, Azerbagian, Kazakistan e Tagikistan sono immortalati dalla macchina fotografica: ma l'aspetto particolare è che tutte queste foto, tutte queste immagini, sono state ristampate su un taccuino Moleskine con copertina rigida. Sono diventate un vero e proprio libro di viaggio illustrato, un taccuino pieno di vissuto, raccontato per immagini.
E dunque i suoi scatti sono stati raccolti nel libro intitolato, appunto, Displacement e pubblicato da Moleskine.

Ma cosa c'è dietro a questo lavoro? Il fascino dell'antica Via della Seta ha catturato l'attenzione della fotografa, che ha viaggiato negli ex Paesi satellite di quella che fu l'Unione Sovietica, catturando le peculiarità dei paesaggi e della gente. Parallelamente al suo approccio documentaristico alla fotografia Giada Ripa, nel suo libro Displacement sviluppa silenziosamente un progetto di introspezione e di sperimentazione: nelle sue ispezioni lungo il Caucaso, attraverso l'Asia Centrale e il Turkestan – dove le immagini registrano situazioni di sradicamento e di non appartenenza – è lentamente cresciuta in lei l'urgenza di una ricerca personale.

Otto opere, otto grandi trittici e alcune icone religiose di piccolo formato costituiscono il percorso espositivo della mostra firmata da Giada Ripa.

Ancora fino al 25 ottobre, le sale della ProjectB ospiteranno la mostra, che rappresenta un progetto rivolto all'emersione dell'identità. In particolare, le opere rivelano l'intenso lavoro di investigazione che l'autrice ha condotto negli ultimi anni attraversando i territori dell'ex blocco sovietico.
È un viaggio di scoperta del sé grazie all'incontro con realtà lontane e diverse. È un inno all'apertura all'altro, quando questo è l'estraneo, l'inatteso, il diverso.

Presentata in anteprima al MMoMA di Mosca nel dicembre 2011, la mostra propone con capacità espressiva la fragilità dell'uomo – nell'immagine ben si coglie questa condizione transitoria ed effimera – e, al contempo, la forza del dialogo, la ricerca del contatto e della relazione con le culture incontrate e lo spazio circostante – spesso a fare da sfondo sono le grandi opere destinate alla produzione di energia (olio, gas, energia geotermica e fonti rinnovabili).
La fotografia appare, dunque, uno strumento complice, adatto a rilevare e a rivelare l'ossessivo confronto tra l'autrice e l'ambiente a lei sconosciuto. All'apparato iconografico corposo e ricco di elementi descrittivi spesso si affianca una selezione di testi scritti da geografi, antropologi e ricercatori – ne è un esempio l'estratto dal racconto di Peter Hopkirk "The Great Game" -.

Arricchiscono quest'appuntamento le nuove opere dal titolo "Iconema". In questo caso, Giada Ripa ritorna nei luoghi delle proprie origini. La volontà è di lavorare sul territorio italiano ed europeo dopo un lungo cammino nei

Paesi lontani.

Paesaggi brulli, distese rurali, demolizione urbana. Volti sfiniti, gli occhi rivolti verso l'obiettivo, pieni di vita. Una donna porta le sue pecore al mercato del bestiame che si tiene la domenica a Kashgar, un matrimonio si svolge nella moderna Almaty, e un Chirgiso cavalca verso il confine cinese: espressioni e pose che trasmettono immediatamente un senso di inclusione ed esclusione, disagio e benessere, perdita e guadagno. Documentando queste scene, Giada vuole far risaltare il legame tra la terra e i suoi abitanti e recuperare l'identità delle persone e dei luoghi che sono stati snaturati, lavorando al contempo per affermare la propria esistenza.

Ristampate sulle pagine di un taccuino Moleskine, immagini di strade deserte, catene montuose, uomini Uighur e donne kazake formano un archivio delle loro esperienze, e anche delle esperienze personali di Giada. Benché suggeriscano che l'identità è transitoria per natura, questo libro ne preserva la presenza sulla carta.

Displacement
Personale fotografica di Giada Ripa
Dal 26 settembre al 25 ottobre 2013
Milano, Project B Contemporary Art, via Borgonuovo 3
Orari: da lunedì a venerdì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00
Ingresso libero
Info: Tel. 02 86998751