Continuano le attività culturali ad Arsago Seprio: dopo il convegno dedicato ai Visconti e al pieno Medioevo, spazio all'Altomedioevo, all'interno di un progetto che "stratigraficamente parlando"andrà a ritroso nei secoli.
Lo scorso venerdì 15 novembre infatti luci su un periodo storico di grande importanza, soprattutto per le terre del Varesotto, attraverso le voci di vari studiosi che hanno delineato un quadro completo e complesso delle manifatture e delle tecnologia dell'epoca.
Dedicato alla scultura è stato l'intervento di M. Beghelli, incentrato soprattutto sugli arredi liturgici di chiese e monasteri che divennero, nell'altomedioevo, luoghi di cultura e i principali committenti di opere d'arte. Con arredi liturgici si intendono gli elementi in pietra che costituivano l'arredo dell'edificio religioso, come le recinzioni, basse o alte, che separavano l'area presbiteriale, destinata al clero, dal resto dell'edificio, oppure il ciborio, un baldacchino posto sopra l'altare.
Questi elementi erano scolpiti e decorati spesso a motivi animalistici o vegetali, prodotti da maestranze probabilmente itineranti, come lascerebbe ipotizzare la ricorrenza di motivi decorativi simili anche in zone distanti. Nell'intervento, grande spazio è stato dato alle tecnologie e agli strumenti di lavoro (trapano, scalpello, punte) di questi scalpellini, di cui spesso sulla pietra si conservano tracce.
Ha portato sulle tavole, quindi all'ambito quotidiano, l'intervento di A.Guglielmetti dedicato alle ceramiche dell'epoca altomedievale. La studiosa, che ha avuto modo di allargare il suo campo di azione a tutto il nord Italia, sottolinea come ci sia un forte cambiamento fra le produzioni di epoca romana e quelle altomedievali, mutamento dovuto a un diverso quadro storico e commerciale. Entrò in crisi il modello produttivo romano, basato sulla monocoltura del grano, che richiedeva molta attenzione e cura e si preferirono altre colture, come panico, orzo, avena, più resistenti, ma di minore qualità.
Fra IV e V secolo cessò la produzione seriale di prodotti raffinati tipica dell'età romana che lasciarono il posto a nuove forme ceramiche di minor pregio. Fecero comparsa così catini coperchi, pentole, legati ad un tipo di dieta ed alimentazione differente rispetto alle epoche precedenti. Sono soprattutto produzioni locali, organizzati in piccole botteghe, che lavorano alle dipendenze delle autorità religiose e civili.
Nel terzo intervento, tenuto da M. De Marchi, si è parlato dei pettini, molto frequenti nei siti abitativi di epoca altomedievale. Il pettine era un oggetto di vita quotidiana, legato alla cura personale, ma, specie nel mondo germanico, assunse spesso un significato simbolico. Poteva essere in osso, in legno oppure in avorio, con valori diversi e quindi destinati a differenti gradi sociali. Uno dei più belli è stato rinvenuto nella cosiddetta tomba di Teodolinda a Monza.
Ampio spazio è stato dedicato al processo di fabbricazione dei pettini, che comprendeva più fasi, dalla scelta delle ossa animali più adatte (cervo), al taglio delle lamelle, al montaggio. Anche in questo caso si può parlare di manifatture a differente scala di diffusione. Parecchi siti hanno restituito pettini, come Brescia dove, sul tempio di epoca romana, andò a stabilirsi un abitato altomedievale: qui fra le varie attività artigianali esisteva quindi anche la lavorazione dell'osso e più in generale la carpenteria (metalli, legno), attestata anche nella necropoli longobarda di Arsago Seprio. Gli strumenti del carpentiere erano così preziosi da essere tramandati di padre in figlio, come raccontano anche le fonti documentarie.
Ha chiuso il convegno un approfondimento ad opera di C.Brandolini, dedicato alla tessitura, fra archeologia e sperimentazione. I tessuti più comuni in epoca altomedievale erano lino, lana e seta. Il processo di lavorazione era complesso e molto raffinato: strumento base il telaio verticale, conosciuto e utilizzato già a partire dalla preistoria, al quale poi si affiancò anche il metodo delle tavolette applicate al telaio.
I frammenti di tessuto, seppure rari, restituiti dallo scavo archeologico, permettono di ricavare informazioni circa l'abbigliamento antico. In epoca altomedievale l'abbigliamento tipico era costituito dalla tunica, ottenuta con il minore scarto possibile di tessuto: era solitamente portata aperta dalle donne, chiusa da una cintura nel caso maschile. Alla tunica si associavano le braghe e le ghette. Le fonti mostrano la decorazione applicata a questi abiti, di solito colorata: si trattava spesso di fasce poste sul petto o sulla spalla e in rari casi impreziosite dall'inserimento di broccato in oro. Fondamentale in tutto ciò l'apporto dell'archeologia sperimentale, nuovo sviluppo degli studi archeologici, ovvero la sperimentazione pratica delle tecniche utilizzate in passato per creare oggetti simili a quelli antichi.