Un linguaggio apparentemente muto, ma in grado di comunicare l'anima, un maestro antico solo ad una lettura superficiale e acritica, una pittuta che va oltre la maniera analitica e scientificamente esatta, riunendo in sè – e superando – la Metafisica, il Realismo Magico, la Nuova Oggettività e Novecento.
Ugo Celada da Virgilio – con quel toponimo che fa tanto maestro del pieno Rinascimento – richiama l'arte di Cagnaccio di San Pietro, Pompeo Borra e Achille Funi, ma sa anche appellarsi ai grandi padri del Rinascimento. E sarà forse proprio quel suo essere originario del suolo mantovano ad avergli regalato tanta passione per la realtà, tanta vena poetica, tanto talento per il disegno, inteso nella maniera più classica ed aulica. Nè mancano chiare citazioni a Raffaello, Mantegna e al Manierismo toscano.
Il pittore virgiliano nel 1926 promuove il 'Movimento dei pittori moderni della realtà'. Poetica del movimento è l'idea di un'arte legata alla pratica artigiana nella rappresentazione del reale; come dice lo stesso Celada, "un modo per vedere e spiegare, per cantare il divino che c'è nell'umano", utilizzando temi iconografici quali la natura morta, il ritratto e il nudo. Ed è proprio il suo stile nitido e ad alta definizione a garantirgli successo, non tanto presso la critica ufficiale, quanto presso ricchi, colti e illuminati mecenati e collezionisti che da lui
amano farsi ritrarre.
La sua ricerca pittorica si stratifica orizzontalmente seguendo i diversi aspetti che caratterizzano l'umanità particolare dell'artista e il suo codice creativo, la ricerca spaziale (suo fondamentale fulcro di riflessione), e l'incredibile sensorialità visuale.
E il talento visivo si esprime anche nella raffigurazione, non solo di più prospettive, ma di più mondi contemporaneamente.
Così egli va nella direzione opposta a quella intrapresa dal contemporaneo Giorgio Morandi, che sfibra la realtà fino ad estenuarla e a ridurla ad una sottile materia trasparente. I suoi occhi, al contrario, ritraggono esseri impossibili nelle forme, equilibri irreali nelle prospettive, atmosfere magrittiane.
Nell'arco della sua lunga esistenza, conclusasi nel 1995
all'età di cento anni, ha poco viaggiato all'estero, fatta eccezione per i brevi soggiorni a Parigi. La figura di Ugo Celada da Virgilio si staglia solitaria sullo sfondo dell'arte italiana; nonostante alcune affinità con importanti artisti che, come lui, parteciparono alle Biennali veneziane del primo Dopoguerra, egli resta nella nostra storia dell'arte una presenza inquietante ed originale che incita un acuto ed approfondito studio per la complessità del messaggio delle sue opere.
La tecnica di Celada, che vive in altre modalità nel movimento iperrealista americano della seconda metà degli anni Sessanta del nostro secolo, è la condizione fondamentale per immergere il mondo in un'aura fredda e immobile, che ispira la saturazione della visione e, insieme, una tale densità che gli esseri e le cose assumono un nuovo stato, e possiedono così la forza di trasmettere un messaggio.