Il restauro è spesso visto, a torto, come un momento disgiunto da quello creativo dell'artista vero e proprio, quasi come fosse una mera opera di manutenzione ordinaria. Sebbene gli interventi più frequenti si limitino a "ridare luce" al segno pittorico reso opaco dai secoli, in diversi altri casi questo è solo l'inizio di un lavoro più complesso.
La ricerca dei colori originali dell'opera determina quindi inevitabilmente un'operazione di interpretazione, che non si esaurisce unicamente in un'analisi circoscritta all'opera stessa. Vi è altresì una comparazione dell'opera oggetto di restauro con i modelli figurativi codificati appartenenti ad una categoria, come quella delle figure di santi per esempio, declinata nelle varie rappresentazioni geografiche. Appare quindi subito chiaro come l'approccio tecnico – scientifico sia asservito ad un processo ermeneutico interpretativo più vasto.
"Ilaria, come descriveresti la professione del restauratore e l'approccio mentale che secondo la tua opinione dovrebbe possedere?"
"Il restauratore analizza l'opera d'arte e ne definisce lo stato di conservazione, progettando ed eseguendo praticamente l'intervento. Lo scopo dell'intervento è prima di tutto quello di salvaguardare il valore culturale dell'opera, limitando il degrado dei materiali che la costituiscono ed assicurandone la fruizione nel tempo. Naturalmente bisogna essere ben consapevoli che il materiale organico è comunque deperibile e che non esiste materia inalterabile; anche la materia inorganica che costituisce ad esempio gli intonaci degli affreschi o i pigmenti dei colori è destinata a modificarsi nel tempo. Nonostante questo, l'opera d'arte sfida il tempo perché ha in sé un messaggio culturale che ne costituisce l'anima e che nel tempo appunto, deve essere trasmesso. Il criterio generale che deve guidare l'azione del restauratore è quello del minimo intervento, cioè non modificare l'esistente, ma cercare di limitarne il degrado e preservarne l'equilibrio con il suo ambiente e il suo tempo. L'attività del restauro è affascinante e complessa, e consente all'operatore di considerare l'opera d'arte da un punto di vista privilegiato.
L'oggetto artistico va maneggiato con particolare delicatezza, approfondendone la conoscenza prima dell'approccio fisico diretto. Quello del restauratore è un lavoro a mio avviso umilissimo. L'operatore mette al centro del suo lavoro l'opera d'arte stessa, annullando la propria individualità, eppure spesso a causa dell'atteggiamento di qualcuno, si fa apparire questa professione come tutt'altro che umile, bensì arrogante e presuntuosa. La conservazione dell'arte è un problema complesso perché complesso è l'oggetto artistico. E' un lavoro che contiene al suo interno per così dire una serie di altri lavori. Dato che ogni opera è unica e può presentare problematiche peculiari, l'operatore deve possedere diverse competenze necessarie a seconda del caso".
"Quali sono le fasi principali che vengono affrontate nel corso delle operazioni di restauro?"
"Premettendo che l'intervento di restauro non rappresenta mai un intervento di routine, essendo ogni opera un caso particolare, soggetto a diverse tipologie di deterioramento, volendo tuttavia schematizzare le operazioni pratiche del restauro di un dipinto (e tralasciando la fase di studio e progettazione che precede l'intervento), si inizia con il controllo della stabilità del supporto e della pellicola pittorica, seguito dall'eventuale consolidamento. In seguito, si eseguono dei test di solubilità per individuare gli agenti e le metodologie più adatte per la rimozione dei materiali estranei alla pittura originale, quali sporco vernici alterate, ridipinture. Sporco e vernice ossidata sono infatti elementi di disturbo visivo che pregiudicano non solo la lettura delle tonalità originali del colore, ma anche la lettura dello stato di conservazione della pellicola pittorica. Le lacune vengono così stuccate e pareggiate con uno stucco a base di colla e gesso, consentendo il seguente intervento pittorico. La verifica e gli interventi visti nei punti precedenti ci permettono così di giungere alla fase dell'integrazione pittorica, che è il momento più affascinante di questo lavoro. Qui il restauratore ha il privilegio di osservare nel minimo dettaglio
la tecnica pittorica dell'opera e apprendere molto dalla sua genesi. Riguardo i materiali da utilizzare per l'integrazione è fondamentale il requisito di reversibilità, ovvero questi devono poter essere eliminati in un futuro eventuale intervento, senza rischi per l'opera d'arte".
"Come è cambiato nel tempo l'approccio del restauratore nei confronti dell'opera?"
"Da un secolo a questa parte la figura del restauratore ha sicuramente conosciuto una evoluzione in senso sempre più professionalizzante. Il pittore – restauratore dell'Ottocento , privilegiando l'aspetto estetico del dipinto, interveniva spesso in modo invasivo con ridipinture e modifiche importanti nella figurazione. La metodologia odierna tende invece a prediligere un intervento minimo; l'integrazione pittorica, sia essa mimetica o palese, non deve sovrastare il colore originale, ma valorizzarlo migliorandone la leggibilità. In questa direzione si inseriscono rispettivamente le cosiddette tecniche di astrazione e selezione cromatica. Nel primo caso, considerando un'area di intervento caratterizzata dall'assenza della pittura originale e non desumibile dalla traccia ancora leggibile dell'affresco o del dipinto, si interverrà con un'applicazione cromatica consonante ai colori fondamentali della figurazione. Nella seconda invece, l'approccio restaurativo di un'area circoscritta di un dipinto ugualmente privo di segno pittorico, ma intuibile dall'andamento della raffigurazione, si concretizza nella applicazione di stesure successive di colore puro. Queste vengono realizzate con righe alternate molto sottili e secondo un ordine prestabilito, in accordo con i colori nodali del dipinto. Nel corso del tempo l'apporto tecnico – scientifico ha assunto sempre maggior rilievo, consentendo uno sviluppo ulteriore delle tecniche viste sopra. Analisi stratigrafiche, elaborazioni al computer, indagini fotografiche non distruttive, sono quindi per il restauratore apporti fondamentali per una migliore comprensione del dipinto e conseguentemente della tecnica pittorica. Punto fermo deve essere in ogni caso il rispetto dell'opera nella sua materia e nella sua immagine, senza pretendere di cambiarla o di annullare i segni del tempo che su di essa è passato".
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