Sabina Feroci crea sculture in carta. Con la carta l'artista ha instaurato, nel corso degli anni, un rapporto intimo, d'intesa profonda. Dalle illustrazioni, alle quali si è avvicinata fin da bambina, ferma nella convinzione del percorso da intraprendere – la formazione nell'illustrazione e il lavoro di illustratrice – alle prime esperienze con il Teatro di Figura, la carta ha determinato le scelte lavorative e creative dell'artista.
La conoscenza e l'esplorazione della terza dimensione di questo materiale, nella realizzazione di figure di scena, burattini, marionette e scenografie, ha favorito la nascita delle prime sculture: sculture di carta, quindi, un materiale vivido, palpabile, che diviene prezioso per l'unicità delle opere che va a comporre. Esse racchiudono il calore di una lavorazione scrupolosa, attenta, amorevole.
«È proprio come se costruissi una persona», afferma Sabina Feroci, «c'è lo scheletro, poi la muscolatura e poi c'è la pelle, la pasta finale». Un'anima di ferro sostiene le figure, la cui muscolatura è data dalla carta di giornale; una pasta di legno le avvolge del candore di una pelle levigata dall'azione dell'artista. Sabina sente la necessità di dare forza cromatica alla visione plastica: completa la purezza delle forme "vestendo" le sue figure e rimarcandone i lineamenti con le pagine colorate delle riviste.
Sabina Feroci plasma personaggi antropomorfi, burattini rinnovati nella concretezza di un corpo. Fermandoli nel volume scultoreo, li emancipa dalla funzionalità artistica per investirli di quella estetica. Sono i personaggi del romanzo personale di Sabina: nati dall'osservazione della realtà rielaborata e restituita dalle mani dell'artista, essi descrivono la sua visione del mondo.
«I personaggi», suggerisce Milan Kundera, «non nascono da un corpo materno come gli esseri umani, bensì da una situazione, da una frase, da una metafora, contenente come in un guscio una possibilità umana fondamentale». Nei personaggi di Sabina, questa possibilità si manifesta nella sintesi degli animi racchiusa nell'umana plasticità dei soggetti. Lo sguardo di illustratrice guida la sua attenzione verso i dettagli, la sensibilità verso gli aspetti di un carattere riassunto nell'irregolarità delle forme.
Sabina coglie l'essenziale. Racconta individualità. Narra di personaggi soli, accomunati dalla consapevolezza della propria solitudine. Gli sguardi sono neutri, i sentimenti molteplici; l'artista li descrive "modellando" i loro atteggiamenti: delinea l'indole, le tensioni interne, ritrae gli stati d'animo. Dà loro un nome rimarcando le caratteristiche salienti di ciascuno o evidenziandone aspetti che sono in grado di indurre al sorriso. Sabina sorprende la spontaneità di pose naturali. Cattura un pensiero.
Coscienti dell'isolamento che ne determina le esistenze, i suoi personaggi si affacciano, ciascuno forte del proprio carattere, in un mondo più grande di loro e, con autoironia, lo affrontano. Li incontriamo in sculture di piccole dimensioni, in altre più grandi, in busti celebrativi e in bassorilievi dipinti.
Rispetto alle sculture precedenti, che ricordavano gli scarabocchi dei bambini, con un rimando al linguaggio infantile nonché alle espressioni dell'Art Brut, in quelle più recenti di piccole dimensioni, i personaggi hanno subito una naturale trasformazione.
Pur rimanendo "piccoli", sembrano cresciuti; si sono evoluti sia nell'aspetto che nello spirito. Appaiono più sicuri: ora, esitanti, avanzano con convinzione nel mondo. Procedono a piccoli passi, come Quello calmo, oppure, al pari di Avanti avanti, si avventurano con "temeraria cautela", tentennanti sulle gambe sottili. Altri, sospettosi, rimangono sulla difensiva, pronti a fronteggiare chiunque li infastidisca, come Battebotte: con i pugni chiusi egli protegge le sue esili braccia.
Anche Battebotte 2, nel guardarsi alle spalle, alza con prontezza i pugni. La posa, un boxeur in pantaloncini rossi, attende di combattere sul suo ring personale. Altri ancora si torcono, si sbilanciano, ad alcuni, come a La sorpresa, si alzano i codini mentre compiono una giravolta; La gioiosa, con le braccia all'indietro, pare pronta a spiccare un salto.
I bassorilievi dipinti, le più recenti sperimentazioni della carta da parte dell'artista, ritraggono, tra gli altri, Topolino, Batman, un asinello che richiama il Pinocchio di Collodi, un boxeur dai pesanti guantoni, una bimba con il caschetto: sono i personaggi del carnevale personale di Sabina, figure a lei care, che da anni l'accompagnano nelle sue creazioni.
Sabina Feroci rende omaggio ai suoi personaggi. Erige busti all'unicità delle loro esistenze. Con il colore marca i tratti, sottolinea l'audacia, ostenta le ordinarie gesta.
In sculture di grande formato, Sabina fissa attimi del quotidiano: le fattezze più realistiche dei personaggi illustrano "persone piccole", piccole donne e piccoli uomini, intenti nelle loro preoccupazioni, assorti in pensieri profondi, talvolta distratti da più futili considerazioni.
Una "piccola", L'attesa, seduta su una sedia, inganna il tempo con i suoi pensieri. Alcuni si voltano incuriositi, altri si bloccano all'improvviso, attenti a non lasciarsi sfuggire un importante ragionamento: l'artista ne coglie la scrupolosa riflessione. Un personaggio rimane col naso all'insù, scrutando il mondo, "dal basso in alto", dal suo punto di vista "privilegiato".
Nelle ultime sculture realizzate, infine, l'artista presenta coloro che iniziano a sperimentare il proprio corpo, a conoscerne i limiti e a tentare di superarli: allora i personaggi si contorcono, si flettono, si ribaltano, camminano in equilibrio e poi cadono, atterrati dall'amarezza della vita.
Nelle opere di Sabina, gli esili corpi, i tratti raffinati, i contorni delicati di volti imperscrutabili – come i Ritratti dell'anima, piccoli oli monocromi su tela – racchiudono la profondità dell'anima. Una sorprendente dimensione letteraria affiora nelle sue creazioni: narra dei suoi personaggi e della consapevolezza del limite della condizione umana.
Nella sottile ironia di un nome, di un atteggiamento, di un'espressione dell'animo, l'artista allevia il dramma dell'esistenza.
La risposta poetica di Sabina Feroci è un'impronta lieve, un sussurro prezioso.