Nella mitologia giapponese, il fuoco è un simbolo di potenza e contemporaneamente di sapienza: la tradizione nipponica ci narra infatti di un personaggio chiamato Fudo Myoo, uno dei Grandi Re, che è appunto considerato il dio del fuoco e della saggezza, guardiano dei cieli e protettore degli astri.
Egli è raffigurato come un vecchio circondato dalle fiamme, con una spada nella mano destra, e con una corda per legare i demoni nella mano sinistra.
Il fuoco è dunque una presenza viva, sapiente, con una sua intelligenza ardente e creativa. Pertanto, non stupisce che egli giochi un ruolo determinante nella creazione delle opere d'arte realizzate con la speciale tecnica Raku: la sua presenza è così viva che, idealmente, lo si può quasi considerare come il quarto membro del gruppo composto da Maristella Perin, Cristina Rubinato e Giancarlo Magnoni.
Un trio affiatato, unito dalla passione per un'arte antica: il Raku, appunto, nata nel Giappone del XVI secolo per realizzare delle particolari opere in ceramica.
"Raku" significa "Gioire il giorno", e in origine le opere in ceramica Raku erano principalmente dei servizi da tè: nella tradizione orientale, infatti, la pausa per il tè è
considerata un momento essenziale, di gioia e armonia, che merita di essere celebrata con un cerimoniale e con degli strumenti appropriati.
La tecnica prevede che, dopo una prima cottura iniziale, gli oggetti subiscano poi un secondo processo di cottura, all'aperto, in un apposito forno Raku: qui il materiale, la terra, gli smalti e i pigmenti, subiscono il potere del fuoco, che può essere solo in parte guidato dagli artisti, ma non imbrigliato e soggiogato del tutto.
In ciò si esprime l'imprevedibilità del risultato finale, con tutto il fascino dell'ignoto che ne deriva: le cromie e le sfumature sono dipinte dal calore della fiamma, dalla rugiada nell'aria, dalla porosità della terra.
Accomunati dal Raku, ognuno di loro ha però la sua peculiarità stilisitica.
Le opere d'arte di Maristella Perin si costruiscono in forme semplificate d'impronta geometrica, tra cui dominano le figure regolari del cerchio e della sfera, del quadrato e del cubo, reiterate in dimensioni diverse e con scansioni regolari, ricercando così nella ripetizione e nelle proporzioni armoniche tutta la bellezza dell'ordine e della misura.
Così infatti si esprime: «Facendo questi vasi, queste ciotole, queste ceramiche, mi sento immersa dentro alla ricerca del colore, dei materiali, del fuoco: ma soprattutto, c'è una ricerca di condivisione, di pace con se stessi».
L'arte di Cristina Rubinato si è evoluta nel tempo, approdando ora alla realizzazione di opere segnate da un profondo taglio: lunghi vasi semiconici, ma non cavi, bensì tagliati da una profonda fenditura, che simbolizza la libertà, infondendo un senso di emancipazione e rinascita.
Su alcuni suoi oggetti sono inoltre tracciati degli ideogrammi giapponesi, quasi allo scopo di voler conferire una sonorità propria a ciascun vaso.
E poi aggiunge: «Come colore principale io ho scelto l'argento, la cui intensità e la cui texture dipende dal numero di strati e dall'ampiezza delle pennellate con cui ho distribuito il pigmento».
L'artista Giancarlo Magnoni è invece affascinato dalla possibilità di suscitare una mutevole e iridescente policromia sulla superficie smaltata, che non viene distribuita con il pennello, bensì colando direttamente i pigmenti.
«A proposito della forma, io cercavo soprattutto la rotondità. Tuttavia, ciò che mi colpisce di più è il colore: mi piacciono in modo particolare i colori cangianti, con quei riflessi che vanno dal blu all'oro, dall'argento al verde, o il segno delle fiammate rosse che sembrano venir fuori. Da questo punto di vista, nessuna opera è mai uguale all'altra: anche a volerle ricreare simili, i fattori che entrano in gioco nel processo di cottura sono così tanti da rendere ogni pezzo unico e irripetibile».
È dunque vero che dal nero della terra nascono infinite luminosità, come sottolinea il titolo stesso della loro mostra: "Raku. Quando dal nero nascono luci", allestita nella Sala Civica del Comune di Cavaria e visitabile fino al 15 di giugno.
Collettiva di Maristella Perin, Cristina Rubinato e Giancarlo Magnoni
Dal 31 maggio al 15 giugno 2014
Sala Civica Comune di Cavaria