Quattro re del fumetto italiano protagonisti di Bonelliana, un evento organizzato per promuovere la conoscenza del fumetto italiano di qualità. 

Parliamo di Giuseppe Candita (Julia), Pasquale Del Vecchio (Tex), Davide Gianfelice (Orfani, Ringo) e Daniele Statella (Dampyr), rappresentanti di una casa editrice che ha fatto scuola in Italia e all'estero, la Sergio Bonelli, quattro disegnatori che lavorano per testate molto differenti tra loro e che attirano per questo un pubblico di lettori eterogeneo.

La sfida, hanno spiegato i disegnatori, rimane quella di avvicinare il pubblico dei più giovani al mondo del fumetto. 

"La sfida di oggi del fumetto è proprio quella di conquistare i giovani lettori – racconta Pasquale del Vecchio – e questo è un bel compito dato che la concorrenza è tantissima, c'è internet, youtube, gli smartphon… credo che il fumetto diventerà un tipo di letteratura "marginale", con un pubblico più esiguo ma certamente più convinto". 

"La Bonelli in questo cerca, attraverso nuovi sistemi, di invogliare un nuovo pubblico – prosegue Davide Giafelice, con una serie di operazioni importanti, come portare il colore all'interno di un supporto che fino a qualche anno fa prevedeva solo il bianco e nero, l'utilizzo di copertine speciali, la pubblicità attravero i social".

Fumetto: arte o non-arte? "Forma d'arte è sempre nella misura in cui quanto è artista chi lo fa – precisa Del Vecchio – il fumetto è un mezzo di comunicazione, può diventare arte ma anche un ottimo prodotto da edicola, commerciale. L'obiettivo principale dev'essere quello di fare un ottimo prodotto" .

Un mondo, quello del fumetto, che non chiude le porte alle giovani matite. "Adesso c'è molta richiesta perchè il lavoro è diventato internazionale – racconta Giuseppe Candita- il problema di contro è che la qualità si è alzata, se prima potevi essere "bravino" per entrare in questo mondo, adesso devi avere determinate qualità, il mercato è diventato esigente. Non basta essere bravi a disegnare, dietro al fumetto c'è il racconto, una regia da gestire, la capacità di sintesi, essere capaci di scegliere la scena giusta per raccontare alla maniera migliore". 

"Non c'è un titolo di studio per diventare disegnatore professionale- spiega Daniele Statella – ma lo si diventa attraverso costanza e determinazione, sudando ore al tavolo di lavoro, imparando dai grandi maestri. Il solo talento non basta, va coltivato con tanto lavoro".