Il Chiostro arte contemporanea inaugura la stagione con una mostra nell'ambito del suo ciclo di "dialoghi a tre", ovvero collettive concentrate sull'incontro ideale fra artisti diversi per linguaggio, ma accomunati da tematiche o corrispondenze iconografiche.
In questo caso, la mostra, come già suggerisce il titolo "Scala di grigio", è incentrata intorno all'uso che tre artisti, che si esprimono con media differenti, fanno del bianco e del nero.
Nell'ambito pittorico la creazione del colore grigio è stato per secoli sottoposto a teorie e a sperimentazioni. La concezione classica considera il grigio come un "bianco sporco", quindi ottenuto aggiungendo al colore Bianco quantità variabili di colore Nero. Tuttavia, esistono altri metodi per ottenere il grigio: è il caso del grigio ottenuto mescolando in quantità uguali i tre colori primari (Blu, Rosso e Giallo). Insomma è un colore neutro, ma anche ambiguo nelle sue variabili apparentemente infinite.
Le luci e le ombre costituiscono, infatti, il lessico delle opere in mostra, sebbene il loro dialettico rapporto venga declinato da ciascun artista secondo le proprie inclinazioni.
I quadri di Arcangelo, scelti tra quelli realizzati nella decade tra metà anni Ottanta e Novanta, con l'intento di ripercorrere una fase importante dell'artista, sono un travolgente fiume di materia pittorica che storicamente reagisce al concettualismo degli anni Settanta, ma diviene una rappresentazione pittorica anche e proprio di tale esperienza. La pittura di Arcangelo accoglie in sé un codice di linguaggio essenziale, per quanto evocativo e struggente nei suoi rimandi alla terra d'origine dell'artista, il Sannio. "Il bianco e il nero – spiega la curatrice Cristina Casero – nella sua pittura, come nelle opere in scala tridimensionale, significa una scelta di essenzialità e al contempo di forza, in quanto rappresenta la volontà di una massima adesione all'intensità del dato naturale. Si coniuga inoltre con un interesse profondo per i materiali, che si da come componente fondamentale della sua espressività".
Per Paola Mattioli, celebre Signora della fotografia italiana, assistente di Ugo Mulas e quindi protagonista in una Milano intensa e politica, gli scatti in bianco e nero sono una parte sostanziale della sua ricerca. "Per quanto mi riguarda – commenta nell'intervista rilasciata alla curatrice – uso il colore quando è strettamente necessario e tendo anche a privilegiarne uno, quello necessario, e a smorzare la vivacità degli altri, che mi sembrano di disturbo. Preferisco il bianco e il nero perchè senza la distrazione del colore vado più precisamente al punto, perchè lo posso srampare personalmente, perchè in camera oscura – ma anche in digitale – ci si può sfinire per ottenere un certo tono di grigio che magari vuoi proprio che sia come cipria, o di un nero molto profondo che però lasci leggibili alcuni dettagli".

Sono stati scelti con l'artista una triade di immagini del gruppo "Capolavoro", con visioni astratte della materia ferrosa: i minuti interstizi del freddo metallo divengono nuvole poetiche e volatili, come per le "Eclissi" fotografate nel 1999 a Sant'Anna di Stazzema. La componente ironica e affascinante di Mattioli è invece presente nella sequenza "Shangai Express", dove il soggetto è l'ombra, ambigua e danzante, delle sue stesse mani che fotografano.

Le ombre, le luci e le sagome, ecco forse le caratteristiche centrali di alcuni lavori di Lucio La Pietra, artista video e filmaker di successo per le redazioni più giovani della televisione. "…ma l'amor mio non muore.." è una videoinstallazione dedicata all'isola di Filicudi, un breve e folgorante accadimento che ci porta a riflettere sulla fragilità dei luoghi incontaminati. "My monuments" è un video dedicato ad alcuni simboli della nostra società, con tutto il loro portato di memoria. La terza produzione voluta per la mostra è "Neoeclettismo", in cui l'affastellamento di figure e segni grafici ci racconta della bellezza di una cultura aperta a tutte le influenze. I video sono redatti in bianco e nero, quasi un manifesto di scrittura per Lucio La Pietra, capace di fermare lo sguardo di chiunque passi vicino alle sue opere, come un mago, quasi un moderno sciamano digitale.

"Il bianco e il nero – spiega l'artista –  sono la rappresentazione del mio modo di lavorare: sono al tempo stesso segno visivo e metodo progettuale, la loro convivenza è quindi strettamente legata al messaggio e il loro dialogo lega l'opera allo spettatore: si tratta di un rapporto diretto, semplice e chiaro… bianco ma al tempo stesso ricco di emozione e spettacolarità… nero".

L'allestimento scelto dalla curatrice Cristina Casero e dalla gallerista Marina Affanni propone un dialogo tra le opere dei diversi artisti e ne nascono affascinanti accostamenti.

Scala di Grigio
Arcangelo, Lucio La Pietra, Paola Mattioli

A cura di Cristina Casero
Il Chiostro arte contemporanea, Saronno, viale Santuario 11
Fino al 26 novembre 2016
Orario da martedì a venerdì 10/12.30 – 16/18.30
Sabato 10/12.30 – Domenica su appuntamento.
Chiusura per festività dal 29 ottobre all'1 novembre
www.ilchiostroarte.it – info@ilchiostroarte.it – 029622717