Dopo mesi di intensi lavori, iniziati a settembre 2016, l’avanzamento del cantiere del restauro della Basilica di Gallarate comincia a donare alla vista dei fedeli e dei cittadini gallaratesi la rinnovata veste artistica e le vive cromie della porzione in corrispondenza all’ingresso dell’edificio religioso, finiture e opere che il tempo aveva contribuito ad offuscare. Se n’è accorto chi è passato in Basilica negli ultimi giorni e ha potuto apprezzare la porzione in corrispondenza all’ingresso dell’edificio religioso, con la volta tornata luminosa, con i colori dell’oro e del blu.
Il restauro rappresenta un evento eccezionale per la sua portata storica e per la qualità e l’innovazione che ne caratterizzano ogni singolo aspetto tecnico e scientifico. Oltre al restauro di decorazioni, stucchi, affreschi, dorature, materiali lapidei per un totale di 8.500 mq di superfici complessive e 1.000 mq di pavimentazioni, il progetto include la riqualificazione dell’impianto di riscaldamento, la nuova illuminazione a LED e gli impianti audio della Basilica.
Queste attività, che si protrarranno fino alla primavera del 2018, hanno trasformato l’edificio ecclesiastico in uno dei più grandi cantieri della provincia con quattro aree di lavoro interessate ed un monte ore di lavoro previsto in circa 30.000 ore (ad oggi per il primo lotto ne sono state lavorate circa 6.000).
Il progetto, fortemente voluto dal prevosto Mons. Ivano Valagussa, curato da Paolo Gasparoli e da Fabiana Pianezze, con l’ausilio della Direzione Lavori (Angela Baila e Lorenzo Mazza) e dei responsabili della sicurezza (Davide Parolo e Sonia Frulla), si propone all’intera cittadinanza come unica ed irripetibile occasione di crescita, di partecipazione e di coinvolgimento.
Il lavoro di ripulitura e di restauro mirato hanno consentito, infatti, di recuperare l’impatto scenografico delle colonne che ha acquisito le dominanti rosacee del materiale originale abbandonando la veste grigia risalente a precedenti interventi.
“Colori e luminosità che ci rallegrano e ci ricordano l’esistenza di un patrimonio per cui dobbiamo ringraziare i gallaratesi che un secolo e mezzo fa scelsero il meglio per la basilica” spiega monsignor Ivano Valagussa “un intervento che è stato reso possibile grazie ad un lascito e ora siamo chiamati anche a sostenere questo impegno importante”.
Dipinti, stucchi, dorature sono stati oggetto di puntuali interventi di pulitura, riaggregazione, integrazione pittorica. In particolare la pulitura, che è una delle operazioni più delicate, ha previsto una estesa campagna di prove per mettere a punto le metodologie più adatte. E’ stata eseguita con differenti tecniche in relazione alle caratteristiche delle superfici.
Infatti, dopo una iniziale aspirazione delle polveri, la pulitura è stata eseguita con impacchi di polpa di carta per estrazione sali solubili, carta giapponese e acqua distillata, gomme wishab o mollica di pane (senza lievito e sale) in relazione al diversificato stato di conservazione dei supporti.
Un discorso a parte hanno richiesto gli stucchi con dorature, in diverse parti degradate o in fase di distacco. Si è provveduto alla integrazione delle parti perdute con nuovi elementi realizzati a calco con gomme siliconiche. Le ripresa delle dorature è stata fatta in parte con integrazione pittorica in parte con similoro in foglia su missione.
“Uno degli aspetti più complessi negli interventi per lotti e su grandi superfici – spiega Marco Gasparoli, direttore di cantiere della Gasparoli srl – è garantire creare una omogeneità d’intervento, con la necessità di armonizzare le capacità e il modo di operare dei singoli restauratori. È la difficoltà di operare per lotti, una modalità che è però necessaria per garantire l’uso dell’edificio”.
Oltre ai primi esiti del restauro visibili camminando all’interno della Basilica, sono evidenti anche i risultati di coinvolgimento e di partecipazione al progetto da parte dell’intera comunità cittadina. Seguendo lo slogan coniato per l’iniziativa del restauro (“La Basilica è parte di te”) sono state avviate una serie di attività che coinvolgono il tessuto umano del territorio gallaratese. Un’apposita commissione parrocchiale ha strutturato ed incentivato la partecipazione attiva di studenti, associazioni e cittadini in un vero e proprio cantiere didattico che ha contagiato e stimolato la creatività e la progettualità di tante persone. Per quanto riguarda le scuole si è registrata la partecipazione attiva di diversi istituti scolastici cittadini: il Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci”, l’istituto Falcone, l’Isis Andrea Ponti e l’istituto Gadda Rosselli, che hanno avviato alcune attività di studio e di approfondimento su temi conformi alle linee didattiche e coerenti con il progetto di restauro della Basilica.
Tra le iniziative già svolte in questi ultimi mesi occorre evidenziare quella del settore Scuola Educazione Fai, realizzata a inizio dicembre, che sotto la guida degli studenti del Gadda Rosselli ha visto coinvolti 600 studenti delle scuole primarie cittadine nella visita della Basilica. Un’altra attività degna di menzione è la collaborazione degli studenti dell’indirizzo grafico e fotografico dell’istituto Falcone per la realizzazione del materiale di comunicazione destinato a veicolare i lavori di restauro.
All’inizio del mese di marzo, inoltre, verrà inaugurato il nuovo spazio museale ospitato nei locali ristrutturati di via Postcastello. Un luogo che verrà messo a disposizione della cittadinanza per esporre e condividere l’intero progetto del restauro della Basilica. Sarà occasione di confronto, di approfondimento non solo degli aspetti storici e culturali legati all’edificio ma anche delle tecniche innovative impiegate quotidianamente dall’azienda Gasparoli s.r.l. (direttore di cantiere dott. Marco Gasparoli). Lo spazio museale di via Postcastello sarà poi la sede da cui partiranno le visite organizzate finalizzate a far vivere il restauro al maggior numero possibile di cittadini gallaratesi.
L’intervento più complesso e conclusivo di tutto il restauro sarò la riqualificazione della nuova area presbiteriale attraverso la progettazione di un nuovo altare, con relativa sede del celebrante e ambone. Ad oggi, infatti, l’altare ha ancora forme provvisorie, assunte a seguito di una certa linea liturgica promossa a seguito del Concilio Vaticano II. Per la progettazione e la realizzazione di queste nuove strutture saranno chiamarti artisti di fama che, in dialogo con una Commissione appositamente costituita, ripenseranno ad una nuova ridefinizione dell’area presbiteriale. Sperando -se proprio si deve spendere milioni per “rinnovare” perchè non si vuole utilizzare l’altare esistente- che si giunga ad una soluzione più sobria possibile, senza intaccare troppo il già sublime e perfetto presbiterio originale, senza ammiccare a quelle mode contemporanee che allontano da Dio.
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