Un Dio “moderno”, un Noè ubriaco, una moglie responsabile – Nella libera e anacronistica ricostruzione del mito, quasi totalmente un castigliano ed inglese, i due registi ci raccontano di un Noè irresponsabile, nullafacente e ubriaco, catalizzatore di tutti quegli atteggiamenti che attentano la salute del nostro pianeta. Dio interviene dando la possibilità a Noè di riscattarsi: gli ordina, senza mezzi termini, di costruire un’arca per salvarsi dal diluvio, insieme alla sua famiglia e agli animali prescelti. La divinità di Greenaway è un essere androgino, irascibile, schietto e allo stesso tempo affascinante; un Dio moderno, in grado di farsi capire dall’uomo d’oggi. Joan, moglie di Noè, è il suo alter ego positivo: donna forte, di fermi principi e profondamente risentita per l’atteggiamento del marito. Intollerante e fermamente convinta che all’uomo serva una punizione esemplare , si rifiuta di salire sull’arca e di ascoltare “il Dio” di suo marito. Solo i continui e preoccupati richiami dei figli la convincono a salire sull’imbarcazione: alla fine, vince il suo senso di responsabilità nei confronti della prole e del loro benessere futuro. Greenaway e Boddeke si fanno promotori di un messaggio ottimistico: l’uomo può ancora riscattarsi e la terra salvarsi. Il titolo stesso,“The blue planet”, rimanda all’immagine della terra vista dallo spazio e all’importanza dell’acqua per il nostro pianeta ed per organismo umano. Lo spettacolo fu commissionato dal Teatro dell’Opera di Roma per l’ExpoAcqua del 2008 avvenuta a Saragozza.
Oratorio multimediale – The blue planet mostra la grande creatività e innovazione della coppia di registi. Dio e Noè sono personaggi virtuali, appaiono solo nei monitor e sembrano gli avatar di Second life. In un ulteriore schermo è proiettato il viso di Joan, interpretata da un’attrice di colore, che canta, recita e (una sola volta) sale sul palco. I due figli, simili di aspetto ed entrambi coi capelli rossi, sono gli unici personaggi sulla scena: recitano e ballano in una vasca piena d’acqua. In un angolo sul palco è presente anche una piccola orchestra che suona dal vivo le musiche scritte da Goran Bregović. I personaggi recitano in castigliano, inglese, francese (sottotitolati) e poco italiano. Questa commistione linguistica rimanda ai testi antichi che pongono i figli di Noè all’origine di tutti i popoli del pianeta.
The Blu Planet di Greenaway e sua moglie Boddeke arrivano a Milano. Spettacolo che è, in realtà, un mixed reality per la commistione di recitato vero e proprio, musica dal vivo e rendering tridimensionali in stile Second life.