Sali in macchina – E’ un Marco Paolini in grande forma quello che a Varese ha interpretato la scorsa domenica le moltissime voci di una scuola elementare di Belluno, sul filo dei ricordi di un’infanzia passata negli anni del boom e di quell’Italia che usciva giovane dalla Seconda Guerra Mondiale per mettersi a fare i conti con il benessere e il consumismo. In coppia sul palco l’inseparabile Lorenzo Monguzzi che si trasforma alternativamente in spalla per l’attore e musicista di scena. Lo spettacolo scorre leggero, come sempre nello stile di Paolini, e divertente fino alla fine. Il pubblico si lascia trasportare in un gioco fanciullesco sul filo della ricostruzione di un mondo infantile che osserva quello dei grandi e che, dentro a questo, prova a trovare spazio per la felicità.
Il mondo dei piccoli – Paolini interpreta una lunga galleria di personaggi che ricuciono un affresco di storia recente molto intenso. Il pubblico in sala, in gran parte coetaneo dell’attore, avrà rivisto certamente se stesso in quella dimensione giocosa che fissa i momenti più belli della vita di una persona, quelli trasognati in cui si vive una vita di emozioni, e anche di dolori, ma senza l’impegno e la responsabilità degli adulti. I "grandi", d’altra parte, restano sullo sfondo: sono quelli a cui ci si aggrappa e che diventano inevitabilmente delle macchiette come nel caso della famiglia del giovane protagonista. Paolini si conferma attore e inteprete capace di raccontare con passione i costumi e lo spirito dell’Italia, grande o piccolo che sia, nei suoi pregi e nei suoi difetti e il gusto di un momento storico in cui la semplicità e l’austerità erano comune denominatore della maggioranza.
La scuola, la colonia estiva, le famiglia: l’attore Veneto porta sul palco le radici dell’Italia e degli italiani di oggi. In un ampio ventaglio di figure e personaggi, un affresco veristico della cronaca più stringente.