“Essere il cuore pensante della baracca….il cuore pensante di un intero campo di concentramento”. Questo riusciva a scrivere Etty Hillesum, tra privazioni, rastrellamenti, timori fondati di partenze improvvise, nei momenti culminanti della seconda guerra mondiale. Eppure, Etty non fu santa, né martire della causa ebraica, e neppure, un’esaltata: solo, e davvero, una ragazza come tante, innamorata della vita, dalla grande forza d’animo e con una spiritualità profonda che l’aiutarono nei peggiori, e finali, anni della sua vita.
Il diario (pubblicato da Adelphi e ingiustamente poco noto al grande pubblico), compagno fedele e testimone della sua metamorfosi lungo due anni, ripercorre questo cammino, alternando attimi di vita personale a squarci di realtà pubblica, resa problematica dai grandi sconvolgimenti dettati dalla guerra. Etty, infatti, testimone in prima persona delle persecuzioni razziali, ci narra l’olocausto in modo completamente nuovo, diverso, destabilizzante: nessun sentimento di terrore, vendetta, odio, rifiuto: Etty, pur potendolo, non si sottrasse al destino del suo popolo, decidendo di accettarlo fino in fondo, con serenità, gioia, dignità.
Tanto gli straordinari ambienti della Sinagoga di Casale Monferrato, quanto le parole di Etty Hillesum continuano a ripeterci che tutto è bello: un rivestimento ideale, poetico, ricopre la solida, irriducibile, intima forza ebraica.
In un modo che a noi è parso similare, “Shabbes Goy. I gentili del sabato”, portato in scena dalla compagnia teatrale varesina del Teatro Blu, diretta da Silvia Priori, propone lo stesso sentire e un vicino “cuore pensante”. Lo spettacolo che parla di tolleranza e d’amore è pensato come “pacifico manifesto” contro il pregiudizio e le paure. Nella Torah è scritto che il mondo non può esistere senza miracoli e che la vita risarcisce ogni sciagura, ogni lutto con una nascita.
Inviolabile dignità umana, individuale e sociale, totalitarismi, pregiudizio e contatto, corpo e intuizione. Lo spettacolo “Shabbes Goy. I gentili del sabato”, di alto profilo artistico, ha come tema il dialogo tra le religioni, ed in particolare tra quella ebraica e cattolica.
Ci piace concludere questi brevi richiami ex post con il pensiero di William Xerra presente, con un’opera, al Museo dei Lumi della Comunità Ebraica di Casale Monferrato.
“Da tempo sostengo che “Le idee non hanno significato se non sono nutrite da un corpo”. Così come afferma Roberto Borghi, quando l’opera è nutrita da un corpo, cioè quando si impregna della misteriosa complessità dell’esistenza umana e tenta di esprimerla in una forma compiuta, l’intuizione artistica si smarca dalle presunte idee delle quali è saturo il mondo della comunicazione, acquisendo così un significato”.
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Una nostra breve riflessione ex post. E un confronto tra lo spettacolo “Shabbes Goy. I gentili del sabato”, alcuni brani tratti dal diario di Etty Hillesum e una dichiarazione di William Xerra presente al Museo dei Lumi della Comunità Ebraica di Casale Monferrato. / VIDEO