Il mare non è una sua passione e non sa neppure nuotare. Non ha fatto servizio militare in Marina e non risiede nemmeno in una località marittima eppure, con il mare ha un “inaffondabile” legame: il Titanic, il famoso transatlantico entrato nella storia, con tutti suoi segreti, dal 1912. Un alone di mistero ha sempre accompagnato il drammatico episodio ancora oggi materia di studio.
Claudio Bossi, originario di Oggiona con Santo Stefano è lo studioso per eccellenza e di riferimento, in Italia e non solo, di questa massima espressione della tecnologia navale di inizio secolo, affondato a causa della collisione con un iceberg nella notte tra il 14 ed il 15 aprile, portandosi dietro migliaia di vite.
Numerose sono infatti le pubblicazioni realizzate da Bossi nonché le ospitate in TV, chiamato a far luce sul caso con alcune sue “scoperte”. L’abbiamo visto nelle trasmissioni di
approfondimento come Superquark, Ulisse, Voyager, Il Tempo e la Storia… per citarne alcune.
Come è nata la tua passione per ‘Titanic”?
“L’interesse di un bimbo per un certo mistero si è trasformato in grande rebus una volta che il bimbo è diventato uomo – racconta Bossi. Inizialmente rimasi estasiato dalla visione del film ‘Titanic-Latitudine 41° Nord’, poi con il ritrovamento del relitto, è scoccata la scintilla: dovevo sapere, saperne più di quello che conoscevano gli altri. Quindi dal 1985 mi sono dedicato alla storia di questo naufragio partendo da una domanda che mi tormentava. Come mai il numero dei bambini morti in terza classe superava quello dei passeggeri maschi sopravvissuti (in prima classe)?. Dunque, mi dicevo, la vecchia regola del ‘prima le donne e i bambini’ non era stata rispettata… Ecco che la differenziazione sociale, diventa uno degli elementi caratterizzanti della tragedia del Titanic e, per
quanto mi riguarda, il movente che mi ha indotto ad occuparmi e di scrivere libri su questa storia”.
Titanic: sinonimo di catastrofe e di mistero?
“Nel 1898 – continua lo storico – quando mancavano 14 anni al viaggio del Titanic, uno scrittore americano, Morgan Robertson, scrisse un romanzo dal titolo ‘Futility’. Protagonista una nave considerata inaffondabile che parte per il suo viaggio con a bordo un pubblico di gran lusso e in una notte d’aprile affonda nell’oceano Atlantico urtando contro un iceberg: il nome della nave era Titan. Per meglio renderci conto dell’impressionante somiglianza tra i due eventi, può essere utile sapere le principali similarità tra il racconto di Robertson e il naufragio reale. Prima su tutte la somiglianza dei nomi e il mese di partenza, aprile. Entrambe furono definite le più grandi navi passeggeri mai costruite. Il Titan era lungo 243 metri, il Titanic 269. Costruite interamente in acciaio erano considerate inaffondabili grazie ai numerosi compartimenti stagni. Ambedue potevano trasportare circa 3000 persone: il Titan era al completo, l’altro trasportava 2223 passeggeri. Le accomuna anche il numero insufficiente di scialuppe di salvataggio: 24 si legge sul libro di Robertson, 20 quelle a disposizione sul gigante. La rotta: il primo, al suo terzo viaggio, era salpato da New York per l’Inghilterra, l’altro invece, al suo “battesimo”, faceva il percorso inverso. Infine le coincidenze sulla proprietà: società inglesi, localizzate a Liverpool, con uffici in America, per l’esattezza a Manhattan. I principali azionisti di entrambe erano statunitensi. E’ l’episodio di gran lunga più impressionante di apparente premonizione dell’affondamento del Titanic…..”.
Impressionante davvero… Oltre a questi fatti che lasciano a bocca aperta, ti sono capitate altre scoperte di cui ti sei stupito o impressionato?
“Un fatto che mi ha lasciato più che perplesso è il ruolo avuto dalla nave soccorritrice Carpathia. Questa nave, constatando quanto in fretta arrivò sul luogo del naufragio, probabilmente era meno distante di quanto affermò di essere al momento della ricezione dell’SOS lanciato dal Titanic. Il suo capitano, Arthur Rostron, non solo aveva guidato la nave a velocità superiore a quella di crociera attraverso gli iceberg, ma aveva anche organizzato la stessa imbarcazione in modo da poter accogliere i naufraghi in modo efficiente, come se si aspettasse di doverlo fare. A bordo aveva, guarda caso, un numero insolitamente alto di medici e un consistente carico di coperte di lana. E ancora… come poteva essere possibile, che il capitano Rostron, con la Carpathia, riuscisse a trovare, a tempo di record, nella notte in mezzo all’oceano e ai ghiacci, non una grossa nave bensì qualche piccola scialuppa illuminata da una fievole lanterna?”.
Quando scopri qualcosa di nuovo, cosa fai per celebrare un momento così importante?
Nulla di particolare… Avendo un carattere introverso non riesco a esternare le mie emozioni. Sono orgoglioso delle ricerche e del lavoro svolto. Se poi arriva qualche riconoscimento, sono contento… come nel 2015 quando mi hanno conferito il Premio Nazionale Cronache del Mistero per la mia attività di ricercatore.
Oltre alle pubblicazioni finora presentate hai nuovi progetti editoriali?
Posso anticipare che il prossimo libro indaga ancora il mistero. Sto lavorando a un testo legato alla numerologia con l’esperta Ada Piccaluga per capire e svelare cosa si nasconde dietro la vicenda del Titanic. Numeri, coincidenze….Il destino del transatlantico più famoso del mondo e delle oltre millecinquecento vittime del naufragio forse era già scritto?”.
E.Farioli