Busto Arsizio – Avvicinarsi all’icona vuol dire “entrare” in un mondo ricco di immagini, similitudini che evocano spiritualità e insieme mistero. Scoprire una dimensione “soprannaturale” dove il visibile e l’invisibile si sfiorano fino a fondersi nello sguardo e nel pensiero di chi osserva.
Tanti gli artisti “folgorati” e ispirati alla visione delle icone tanto da subirne il fascino. Tra questi Henri Matisse che, si legge, sia stato letteralmente sconvolto da invitare i “colleghi” europei a ispirarsi ai pittori di icone piuttosto che ai maestri italiani. Anche Kandinskij nel suo astrattismo si rifà a questi modelli iconografici.
E’ dunque un legame antico che porta la mostra “Icone Bizantine e arte moderna in dialogo” a concentrare l’attenzione e la riflessione su queste espressioni non poi così distanti.
“Un confronto tra opere che non hanno come obiettivo l’elemento estetico ma quello simbolico. – spiega Augusta Daverio, presidente Associazione di iconografia San Giuseppe – L’arte astratta spesso è difficile da leggere perché non è espressione o rappresentazione del reale ma è manifestazione, una sorta d’epifania.
Lo stesso è per l’icona. Le figure qui sono trasfigurate nella dimensione divina, i corpi non sono realistici ma simboli di quello che sarà la vita futura. Quindi arte astratta e
iconografia hanno questo elemento in comune. Penso ad alcuni dipinti di Chagal, al Cristo Giallo di Gauguin, rappresentazioni talmente sintetiche e astratte che, se messe a confronto, esprimono un dialogo”.
In questa esposizione “conversano” i quadri moderni appartenenti alla collezione delle CivicheRaccolte di Palazzo Cicogna e le icone dell’associazione con l’obiettivo di diffondere la cultura dell’icona.
A tal proposito, come si approccia il pubblico a questo linguaggio artistico?
“Traspare soprattutto stupore. – precisa Daverio – Capita spesso che le icone, di primo acchito, sembrino qualcosa di già visto. Ma quando ci si avvicina davvero e si cerca di capirne il significato, ecco che ci si rende conto di quanta ‘ricchezza’ di contenuti ci sia dietro alle immagini. C’è la storia della salvezza narrata non seguendo canoni fissi o ripetitivi, ma come “parola” ossia, l’icona esprime con l’immagine quello che i testi biblici annunciano spesso in dimensioni ‘trans temporali'”.
“Ad esempio la rappresentazione del Natale riprende tutta la storia della nascita, insieme all’arrivo dei Magi, al sogno di Giuseppe e al suo dubbio, alla “lavanda del Bambino” nella quale affiora l’Umanità di Cristo. La culla è insieme sepolcro. Ecco che la dimensione della morte, insita nel tema della nascita, rivela il senso del Natale di Cristo incartato per redimerci”.
Nelle icone anche i colori hanno una valenza simbolica e significativa?
“Il rosso, il blu e l’oro indicano la Divinità. In alcuni testi si legge che il rosso rappresenta
l’umanità. In realtà le imperatrici bizantine vestivano di rosso, così lo stesso Costantino (da cui nasce tutta questa cultura dell’icona). Quindi il porpora diventa simbolo anche della regalità, la regalità del Cristo. L’oro è il non colore, è luce e impenetrabile, così come il mistero di Dio. E, ancora una volta, ci troviamo di fronte al divino. Anche il bianco rimanda all’Eterno, che non viene mai rappresentato anche se i riferimenti legati alla sua immagine o i simboli, hanno questo tono. Con il verde viene indicata invece l’umanità, a volte anche lo spirito creatore della natura e l’umiltà. Giuseppe spesso è raffigurato con la tunica verde o marrone, colore della terra”.
La mostra “Icone Bizantine e arte moderna in dialogo”, promossa dall’Associazione di iconografia cristiana San Giuseppe in collaborazione con il Comune di Busto Arsizio, potrà essere visitata sino al 4 febbraio.
Orari al pubblico: da martedì a giovedì dalle 14.30 alle 18.00; venerdì 9.30 – 13.00 /14.30 – 18.00; sabato 14.30 – 18.30, domenica dalle 15.00 alle18.30. Informazioni: 0331 635505 museibusto@comune.bustoarsizio.va.it.
E.Farioli