Vivono nelle kabang, le loro barche di legno o stanno appena sulle rive di sabbia e lava antica. Nessuno sa esattamente da dove provengano ma c’è una data: 4000 anni fa. Sono approdati, chissà da dove, alle isole Andamane, tra Thailandia, Birmania e Malesia e qui hanno trovato il loro SPAZIO LIBERO.
Pescano crostacei con un’abilità sorprendente nell’apnea e ora li vendono ai villaggi turistici in cambio del carburante per le barche. Arnesi in ferro, coperte, qualche gallina. Non serve altro. L’oceano è tutto il loro Universo. Salgono alla TERRAFERMA solo nel periodo dei monsoni, da maggio ad ottobre, “quando gli spiriti del mare sono in collera”, dicono loro. Un focolare, capanne di legno o tende di stracci, costruite sul versante orientale delle isole, al riparo dalle tempeste. In attesa di riprendere il largo.
Qualcuno li chiama Sea Gypsies, gli zingari del mare, oppure, nella loro lingua, Chao Ley, “i cittadini dell’acqua”. Si pensa che la maggior parte di loro appartenga all’etnia Moken, anche se non si è certi nemmeno di questo, poiché non esiste un censimento e quasi tutti non possiedono documenti di cittadinanza. Sino ad oggi, hanno sempre rifiutato il possesso di beni materiali e tutta la tecnologia proveniente dal Nostro Mondo. Mantengono una tradizionale vita tribale, sottraendo alla Natura solo quello di cui hanno veramente bisogno per vivere. Generano un impatto davvero minimo sull’ambiente: riciclano tutto e pescano ancora in maniera sostenibile, garantendo la sopravvivenza persino delle specie marine protette.
Per immergersi in acqua, indossano occhialini fatti con legno e pezzetti di plastica ricavata da contenitori usati. Le lenti sono di vetro ottenuto da cocci di bottiglie, incollati alla struttura con la linfa degli alberi.Negli ultimi anni, il numero delle famiglie semi-nomadi è diminuito a causa del fatto che, nella loro area, le multinazionali si sono messe a trivellar petrolio, inquinando i mari, mentre i governi, d’altro canto, promuovono lo sviluppo del turismo, occupando le spiagge.Poi c’è il problema della pesca industriale: “le grandi imbarcazioni arrivano e si prendono tutto il pesce. Cosa faranno quando avranno svuotato l’intero Oceano?” Solo gli dei lo sanno. Prima di ogni battuta di pesca, i Moken fanno delle offerte in segno di rispetto, usando l’”asta dello spirito”, o lobong, un gigantesco arpione che porta scolpiti i volti delle anime protettive
Dal punto di vista religioso, praticano un animismo basato sul culto delle Forze della Natura e su alcune misteriose pratiche sciamaniche. Particolare importanza occupano per loro gli Spiriti del Mare, i cui segnali vengono sempre ascoltati, soprattutto dagli anziani, con molta attenzione.
Un mito trasmesso oralmente racconta della La-boon, “l’onda che mangia la gente”, invocata dalle anime ancestrali quando sono adirate. La leggenda vuole che appena prima dell’arrivo della La-boon l’oceano inspiegabilmente si ritiri di qualche metro.
Nel dicembre 2004, ad un tratto, il mare si ritirò veramente, lasciando le barche incagliate sulla barriera corallina.Poco dopo, arrivò implacabile lo Tzunami, ma i Moken, che sanno ancora leggere la Natura, erano già in salvo sulla collina. Sono_tutti_sopravvissuti. Quando arriviamo al loro villaggio, sotto una tettoia di foglie di palma essiccate, una mamma sta lavando il suo piccolo. Avrà meno di due mesi. Lo immerge ripetutamente nella bacinella e lo estrae poco dopo, delicatamente, con estrema lentezza, come un gesto naturale, un battesimo. Lui non piange, si lascia fare. Sta bene nell’acqua. Quando ritorniamo dalla camminata lungo la spiaggia, al chiarore d una luna smisurata riverberata dal mare, il bimbo è tutto vestito e ci sorride.
Rientrati alla “solita” vita da residence-vista-mare, non possiamo che rivolgere i nostri pensieri a quest’Ultimo Vero Popolo alla loro esistenza estrema, faticosa ma libera.I Moken sono come le tartarughe. Vivono tra la terra e il mare. E sanno bene a cosa appartengono.
Isola apparentemente disabitata di Ko Adang, nei pressi di Ko Lipe, Tarutao National Park, Mare delle Andamane, Thailand. 6 gennaio 2017