Un giorno un Saggio Bramino si accingeva a spiegare i princìpi della Geografia al suo più caro discepolo. “Vedi, la terra è un disco piatto che poggia sul dorso di quattro enormi elefanti”, iniziò, citando gli antichi Veda. Ma il discepolo, dopo qualche istante di silenzio, domandò, con fare perplesso: “Ma se è così, questi elefanti dove posano le loro zampe?” Il Bramino rispose subito: “bella domanda! Bravo! Gli elefanti stanno sopra ad una tartaruga, che accetta di portare tutto il peso della terra sulla sua schiena, senza lamentarsi.”
“E la tartaruga quindi dove poggia?” incalzò il discepolo, cercando di provocarlo. “Su di un serpente che avvolge tutto il mondo con la sua coda.” Fu la risposta del maestro.
“E perciò il serpente dove si appoggia?” Ribatté il discepolo quasi spazientito. Ma il bramino lo prese per mano e sorrise: “Bravissimo: Hai compreso la differenza tra Fede e Scienza”.
La raffigurazione più comune nella cosmologia induista è quella che vede una tartaruga sorreggere sul suo guscio un elefante, il quale a sua volta regge il mondo. L’elefante è il principio maschile, la tartaruga quello femminile. Insieme rappresentano l’unione degli opposti, lo yin e lo yang.
Kurma (tartaruga in sanscrito) è il secondo avatar della divinità induista Viṣṇu, che, all’alba dei tempi, assunse le sembianze di questo antichissimo animale e si pose sul fondo dell’oceano, in seguito al diluvio universale. Sulla sua schiena gli dei misero il Monte Meru, la montagna sacra e centro dell’Universo della mitologia induista e buddhista. La tartaruga è considerata quindi il progenitore di tutti gli esseri viventi e rappresenta il passaggio evolutivo dall’esistenza marina embrionale a quella terrestre.