Abbiamo incontrato Giuseppe Langella nei Chiostri bramanteschi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in un pomeriggio soleggiato e afoso, in sul finire di giugno. Il professore ci ha illustrato, con precisione e maestria, come si stia trasformando il linguaggio, e non solo quello poetico, evidenziando, soprattutto nell’ultimo secolo, i mutamenti irreversibili subìti con effetti già a far data dai primi anni duemila, epoca di un cambiamento incontrovertibile.
Scenari del nuovo millennio in corso
Siamo di fronte ad una nuova “creazione“ questa volta ad opera dell’uomo e dei suoi innumerevoli oggetti, manufatti, cose che hanno spinto le persone ad abbandonare le campagne per trasferirsi nelle megalopoli e, a vivere in modo sempre più accatastato, inurbato e artificiale; l’uomo si sta scordando della natura per vivere una seconda vita completamente dipendente dagli oggetti che diventato padroni assoluti della sua esistenza. In questo mutato scenario risiede un cambiamento antropologico che si manifesta appunto in un pensiero nuovo generato dal linguaggio che si è imposto.
Il Prof. Langella, che è anche poeta e saggista, ci fa notare come l’oggettofilia -così la chiamano i realisti terminali- che pone l’uomo in uno stato di sudditanza, abbia trasformato progressivamente la nostra esistenza sulla Terra, tanto che sociologi e filosofi già parlano di post umano…
Ma, andiamo con ordine. Cos’è il Realismo terminale?
Il realismo terminale e il suo manifesto breve
R.T. nasce nel 2010, per mano del poeta Guido Oldani, che aveva pubblicato per i tipi di Mursia, il pamphlet dal titolo “Il realismo terminale”; il movimento artistico, omonimo, si fonda nel 2014 con il suo primo manifesto breve, dal titolo “A testa in giù” in quel di Torino, primi co-firmatari: Guido Oldani, Giuseppe Langella ed Elena Salibra.
Con R.T. è cambiata irreversibilmente la visione del mondo e quindi la poetica che ne consegue Ora la comprensione di ciò che ci circonda e quello di cui facciamo esperienza è quasi del tutto artificiale, viviamo in una “ II creazione ad opera dell’uomo stesso”, piena di artefatti, oggetti, cose che sono accatastati e inurbati insieme alle genti in queste spasmodiche megalopoli. Nel linguaggio di R.T. il II termine di paragone della similitudine che serve all’uomo per esprimersi, raccontando meglio la sua esperienza del mondo, non è più la natura, ma sono gli oggetti. Ad esempio non si scriverà più “Mi sento stanco come un fuco” ma piuttosto “Mi sento scarico come questo vecchio smartphone”. Nasce così una nuova figura retorica: la similitudine rovesciata, cifra stilistica per eccellenza degli artisti che aderiscono a R.T.
Un percorso tracciato dalla linea dantesca
Langella si sente, ironicamente, la spalla di RT e condivide con Oldani e il suo movimento già 10 anni di cammino. Partendo per missioni “impossibili” come quella di volare sul Parlamento Europeo e volantinare un documento scritto e redatto di loro pugno (quasi di dannunziana memoria, n.d.r.).
È un movimento che si pone sulla linea dantesca della poesia italiana, quella meno battuta forse perché più “impegnata”, rispetto alla petrachesca che invece è intimista e monostilistica. La linea dettata dal Sommo, infatti, è notoriamente plurilinguista, realista, con una tensione etica e lo sguardo acceso sul mondo, tanto da adeguare il proprio linguaggio al mondo stesso che la ospita.
Le antologie e gli atti che segnano il passo
La prima antologia poetica di R.T. curata da Langella per i tipi di Mursia arriva nel 2017 e si intitola “Luci di posizione”, nasce dopo un percorso di 4/5 anni di reclutamento dei poeti in essa contenuti: oltre agli stessi Oldani e Langella, vi sono inserite poesie di Marco Pellegrini, Giusi Cafàri Panico, Valentina Neri e Franco Dionesalvi.
Precedentemente, ed esattamente nel 2013, nasce “La faraona ripiena“, una tappa fondamentale del movimento che si stava sviluppando intorno a Oldani; ingloba i contributi di diversi intellettuali, scienziati e naturalmente poeti: Barbero, Carboni, Carrera, Manca, Piscitello, Rimi, Sorrentino che si sono confrontati in quel di Cagliari, durante il festival internazionale “Traghetti di Poesia”, proprio sui temi proposti nel pamphlet del Decano Oldani. Ricordiamo che co-curatrice, e autrice, insieme a Langella, fu l’indimenticata Elena Salibra, recentemente scomparsa.
La missione e i progetti futuri dei realisti terminali
I realisti terminali si trovano oggi in una fase di espansione, per esempio rispetto a 2 anni fa, ci racconta sempre Langella: essi hanno individuato una II ondata di poeti molto attivi e propositivi. Dopo l’estate uscirà un’antologia di narrativa, curata da Daniele Maria Pegorari, italianista dell’università di Bari. A galvanizzarli ulteriormente è la notizia che il decano Guido Oldani è in procinto di partire per la Cina dove riceverà un premio alla carriera.
Non da ultimo gli esuberati R.T. hanno in cantiere anche una rivista cartacea e stanno sviluppando contatti con studiosi ed esponenti scientifici, come per esempio il dialogo aperto con Angelo Turco, geografo, che sta lavorando sull’impatto ambientale della tecnologia. Infine, il movimento del R.T. è molto attivo all’interno delle scuole, in particolare la poetica proposta rientra appieno nei temi di cittadinanza e costituzione, materia che approda al nuovo esame di Stato.
È evidente quanto le trasformazioni, che hanno percorso a livello planetario la vita dell’uomo impattando sulla sua antropologia, abbiano prodotto appunto un nuovo linguaggio che già stiamo utilizzando senza farci caso e che sempre più modificherà la percezione del mondo in cui viviamo e le modalità con le quali ci esprimiamo. E la prima arte ad aver registrato questa variazione o anomalia non poteva che essere, per l’appunto, la poesia.
Luisa Cozzi