Como – L’arte prende coscienza dei pericoli dell’era tecnologica con l’esposizione visibile fino al 4 agosto 2019. Quale luogo più adatto per una mostra incentrata su questo confronto se non la Chiesa di San Pietro in Atrio a Como: nel corso dei secoli, la chiesa ha rappresentato il modo di comunicare alla sua gente, ora quella forma di comunicazione molto umana è minacciata dalla nostra era tecnologica – esordisce Roberta Gonella – curatrice della mostra e fondatrice di Visionary Art Trends a Zurigo.
«È molto bello poter fare una mostra specifica sul tema e sono molto emozionata nel poter rendere una chiesa parte dell’esposizione. La chiesa si è presa cura dell’umanità per secoli e adesso stiamo perdendo tutto ciò perchè non sappiamo cosa ci sta succedendo. Tutti questi artisti e pensatori affrontano il tema dell’interferenza tecnologica nelle nostre vite: vengono da Cina, Cuba dove sono molto influenzati da tutto questo; ma non solo questo, volevo che fosse bella perché penso che troppa tecnologia faccia perdere la bellezza delle cose, quindi, ognuno di loro, attraverso le sensibilità artistica, rende questo spazio importante. Siamo in pericolo e la Chiesa non ci sta più salvando: dobbiamo trovare il modo di salvarci da tutto quello che sta succedendo; è per questo che ho pensato di utilizzare questa bellissima chiesa portando bellissime opere moderne e creare una relazione tra le due cose. È avvenuta una cosa rara».
Hongtao Zhou, artista cinese, mostra attraverso Textscapes – stampe in tridimensione – le varie città del mondo:
«È come se le città venissero fuori da una pagina, ho stampato più di 50 città del globo, la maggior parte sull’acqua: Shangai, New York e molte altre. Sono miniature di piccola dimensione ma, quando leggi, sono interattive. È un modo per parlare alla gente del problema del riscaldamento globale che stiamo attraversando, perché Venezia e molte altre città sono bellissime ma anche molto fragili se le si guarda attentamente. Quindi questo è un punto che voglio portare al centro dell’attenzione mondiale: la tecnologia sta lavorando per aiutarci ma dall’altro lato dobbiamo fare attenzione a cosa produciamo e alla parte più fragile, a cui non facciamo attenzione, portando consapevolezza alle persone. La mostra a Como in una chiesa è un dialogo molto interessante fra tecnologia moderna e valori tradizionali dell’essere umano. Ho anche un’altra serie di lavori colorati, in Brail: non è solo educativo ma significa dare la possibilità di toccare 30 testi stampati ed imparare; penso alle persone che non sono in grado di godere dell’arte ma, oggi, grazie all’aiuto della tecnologia può diventare una possibilità reale. La misericordia dovrebbe essere per tutti. Tutti dovrebbero avere il diritto di accedere ai benefici della tecnologia per i loro bisogni, non solo chi può vedere ma anche chi non può per alleviare l’oscurità».
Duvier del Dago affronta il tema della conservazione della specie umana e della necessità del genere umano di tornare allo stato primordiale:
«Parlare di tecnologia significa parlare di realtà contemporanea: stiamo vivendo un’epoca in cui la tecnologia irrompe continuamente nelle nostre vite; in qualche modo la morfologia delle mie opere trasmette un’apparenza molto tecnologica attraverso una sorta di ologramma digitale che in realtà è artigianale. Tutto ciò porta al come introdurre un’iconografia che risponda alla tecnologia più aggressiva sull’uomo: la perdita dell’intimità, dei valori e dell’etica attraverso l’uso dei cellulari, dei droni e di internet. Ho inserito tutto in un’estetica che risponde anche ad un fine tecnologico, in modo coerente ma critico, sulla società contemporanea. Non sono un patito della tecnologia, penso sia necessaria ma che debba essere tenuta sotto controllo perché può fare grossi danni all’umanità».
Julio Figueroa Beltran si concentra su rapporto tra uomo e ambiente:
«Questi sono i miei dipinti sull’idea di interferenza: ho un drone dietro di me che sta volando nel cielo con il tramonto ma c’è anche il fuoco con i suoi colori; una bellissima immagine ma allo stesso tempo si ha la sensazione di pericolo. Questo è uno dei dipinti, in un altro si vede tutto attraverso delle lenti ad infrarossi. Questa idea contemporanea dell’interferenza, dato che viviamo nell’epoca della tecnologia, è in parte positiva ma è anche una modalità di controllo: il mondo sta cambiando e cambia anche nell’arte; è il tema di ciò che stiamo facendo in questa Chiesa. “Interference” osserva la tecnologia nel mondo contemporaneo».
Sheila Elias, artista statunitense rappresenta nei suoi quadri la “Vigilance” e l’abuso di tecnologia:
«Questo pezzo l’ho fatto con le mie dita sull’IPad e poi l’ho stampato. Ho fatto anche un altro pezzo: la tecnologia è nelle linee come è all’interno delle persone; questa è la mia idea per questo pezzo particolare ed essere in una chiesa credo sia perfetto».
Daniela Gulino