Venezia – Di fronte all’opera di Riccardo Gatti “Planet Earth” esposta presso i Giardini della Marinaressa, non si ceda alla tentazione di affidarsi a rimandi che portano ad artisti del passato.
Gatti va oltre tale trappola compiendo un lavoro dove l’ironia è insita nelle plurimateriche forme atte a delineare l’intera composizione.
Molta sostanza, nelle mani tese a fermare il flusso dissolutorio della materia, dopodiché si arriva alla forma circolare degli specchi: due, in bilanciamento bifronte con tanto di pupilla convessa.
Il visitatore vi si trova riflesso consumando alla Andy Warholl, la sua minimale porzione di celebrità quale frammento temporaneo dell’opera stessa.
La pupilla nel deformare le fisonomie dice di come ognuno di noi, artista compreso, possa vivere momenti di necessaria imperfezione.
Altresì gli specchi “catturano” la parzialità dello spazio circostante comprese le mutazioni di luce insite nelle ventiquattro ore.
Ma il tutto non finisce qui, quelle forme speculari mutuano possibilità di proto cinema, in quanto ogni passaggio sia fisico che naturale alimenta un continuo susseguirsi scenografico unico e irripetibile.
Riccardo Gatti – “Planet Earth” – Giardini della Marinaressa, Riva dei Sette Martiri 30122. Fino al 16 febbraio 2021. Orario, tutti i giorni 24 ore su 24
Mauro Bianchini