Milano – La caratterizza un linguaggio alternativo, un sistema di segni artificiali che descrivere una nuova e personale comunicazione. Inconfondibile la ricerca di Dadamaino, grande artista milanese, attiva dagli anni ’50 sino al 2000, alla quale l’Associazione Culturale Renzo Cortina dedica la retrospettiva intitolata “Un segno Metalinguistico”.
Conseguita la laurea in medicina, Emilia Eduarda Maino, conosciuta con lo pseudonimo di Dadamaino (1930-2004) si dedica da subito, da autodidatta, alla pittura. Dopo i giovanili cimenti informali é l’amicizIa e la frequentazione con maestri come Piero Manzoni e successivamente Lucio Fontana che danno l’avvio a una nuova ricerca fondata sullo studio e sull’interpretazione del segno. Fin dagli anni Cinquanta ha operato intorno ai temi della visione, della percezione del colore, dell’immaterialità legata a una nuova nozione di tempo e di spazio, del segno inteso come una sorta di calligramma di un alfabeto inventato.
L’influenza di Lucio Fontana si avverte nei “Volumi”, opere su tela costituite da squarci ovoidali di varie dimensioni dove l’artista elimina simbolicamente la matericità dell’arte per ritornare a un’idea di purezza estetica.
Nel 1961 inizia a realizzare gli “Oggetti ottico dinamici”, placche in alluminio suddivise in quadrati, assemblati in modo da creare, in chi li osserva, l’illusione ottica del movimento tipica dell'”Optical”. Sempre in questi anni, sul finire del decennio, si dedica all’indagine sul colore, sulle varianti cromatiche dello spettro solare, che culmina con la produzione dei “Cromorilievi”, dove i colori e gli elementi metallici si combinano per creare inaspettati giochi di luce.
“I fatti della vita” e “Costellazioni” sono invece i cicli ai quali l’artista lavora negli anni ’80 dove rispettivamente, il segno assume un effetto evocativo e intimistico per poi diventare colore ricordando galassie e ammassi stellari. In questa indagine l’artista cerca di trovare una sua verità, un senso, rivolto al Creato. Alla fine degli anni ’80 prende avvio un nuovo momento dedicato al “Movimento delle cose” nel quale, su lunghi fogli trasparenti l’artista dipinge con la china dei segni, che sembrano in movimento.
Negli anni Novanta proseguono i lavori realizzati con la china su carta, tela o plastiche ma cambia il modo di esporre l’opera: non è più posta sulla tradizionale struttura che regge la tela, ma appesa direttamente alla parete per sottolinearne la trasparenza.
L’unicità della di Dadamaino è la capacità di esplorare sempre nuovi territori senza farvi mai ritorno. Così nascono i numerosi “cicli” della sua arte, ognuno figlio del successivo, consequenziali, in una evoluzione segnica che non ha eguali nella storia dell’arte. Dalle opere degli anni ’50 alle ultime, infatti, la freschezza del segno è sempre rimasta intatta.
La mostra, allestita nella sede dell’Associazione Culturale Renzo Cortina di via Via Mac Mahon, 14, a cura di Luca Pietro Nicoletti, è visibile online fino al 23 gennaio. Se le regole lo consentiranno potrà essere visitabile anche su appuntamento nei seguenti orari: martedì a sabato 10-12.30 e 16.30-19.30.
E.F.