Busto Arsizio – Oggi forse sarebbe definita un Hikikomori, uno dei tanti giovani e giovanissimi che tendono a isolarsi, a stare in disparte in una sorta di auto segregazione come reazione alle eccessive pressioni di realizzazione sociale tipiche del vivere contemporaneo e della società della performance. Emily Dickinson, una delle più autorevoli voci poetiche dell’800 e di ogni tempo, per tutta la sua vita non uscì mai di casa. Ogni sera, chiusa nella sua stanza, scriveva versi e lettere d’amore, esattamente come oggi tantissimi giovani e meno giovani fanno, lasciando i propri pensieri e le proprie riflessioni sul web.
Il cielo in una stanza
Nata ad Amherst nel 1830 visse praticamente “reclusa” nella sua stanza dove morì nel 1886 e dove compose tutte le sue mille e ottocento liriche oggi raccolte, tradotte e pubblicate in rete su oltre 700.000 siti. E’ singolare che a tanto riserbo e a tanto isolamento, che portarono Emily a pubblicare in vita solo una manciata di poesie, abbia fatto riscontro la sua riscoperta proprio nel mondo globale e nella piazza virtuale della rete dove i numerosissimi fan si confrontano, si parlano e si scambiano le sue liriche.
Milioni di utenti scrivono e commentano in rete
Una delle poesie più celebri di Emily Dickinson “Because I could not stop for Death” è stata letta da milioni di utenti e commentata da chatter di tutto il mondo. Un successo imprevedibile per un’autrice che di sera parlava da sola dell’amore impossibile e che certo non avrebbe mai potuto immaginare che lei, l’ “isolata per eccellenza”, sarebbe diventata la protagonista del mondo globale anche grazie a uomini e donne che, spesso soli, passano le serate con una tastiera tra le mani a scrivere davanti ad uno schermo. Uomini e donne che spesso sognano come lei amori perduti o amori impossibili… In altre parole, gli amori più belli.
“Amore tu sei alto
E non posso scalarti
Amore sei velato
Pochi possono contemplarti
Ridono – e s’adirano e ciarlano e muoiono –
Ma sarebbe – senza di te – un’assurdità
La gioia definita da Dio
Eternità.” ( E. D.)
M. Giovanna Massironi