Torino – …La sua pittura, semplificandosi, si concentrò su un nuovo modo di esprimere la luce attraverso un effetto di macchia. Il riferimento è all’opera di Giovanni Fattori (Livorno 1825- Firenze 1908), uno dei maestri dell’Ottocento italiano, nonchè tra i più importanti esponenti del movimento dei Macchiaioli, al quale è dedicata “Fattori. Capolavori e aperture sul ’900″, l’ ampia retrospettiva ospitata da giovedì 14 ottobre nelle sale della Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea.

La mostra
Il percorso della mostra, che si articola in nove sezioni, presenta oltre sessanta capolavori tra tele di grande formato, liriche tavolette e acqueforti, coprendo un ampio arco temporale che dal 1854 giunge al 1894; dalla sperimentazione macchiaiola e dalle opere degli anni Sessanta e Settanta fino alle tele dell’età matura, che ne rivelano lo sguardo acuto e innovatore sull’imminente Novecento.
Le curatrici Virginia Bertone (Conservatore Capo della GAM) e Silvestra Bietoletti (Storica dell’arte, specialista di pittura toscana dell’Ottocento), hanno concepito un progetto espositivo che richiama il gusto dei torinesi già nel corso dell’Ottocento, come testimonia la presenza di Fattori alle mostre allestite in città, sia alle manifestazioni annuali della Società Promotrice di Belle Arti di Torino, sia alle Esposizioni Nazionali dalla primavera del 1863 fino al 1902.
Concludono il percorso alcune opere emblematiche di allievi di Fattori e di artisti influenzati dalla sua pittura come Plinio Nomellini, Oscar Ghiglia, Amedeo Modigliani, Lorenzo Viani, Carlo Carrà e Giorgio Morandi.

La formazione di Giovanni Fattori
Giovanni manifestò da subito la predisposizione al disegno e la famiglia lo affidò all’insegnamento privato dell’artista di Livorno Giuseppe Baldini. Trasferitosi successivamente a Firenze frequentò l’Accademia di Belle Arti sotto la guida di Giuseppe Bezzuoli, protagonista della pittura romantica. Alla scuola libera del nudo ebbe anche come maestro Enrico Pollastrini. Si legge che Fattori non fù uno studente modello, o particolarmente brillante, ma nonostante questo terminò gli studi nel 1852 all’età di 27 anni.
Gli storici indicano Fattori come uno dei più importanti Macchiaioli. L’adesione a questo movimento è una sorta di risposta a un’insofferenza nei confronti della pittura storico-celebrativa tipica dell’Accademia, che lo porta ad indagare la realtà dei paesaggi, degli animali e delle persone umili, per coglierne e ritrarre le sofferenze e le difficoltà. Un”insofferenza che lo porta a Parigi per vedere dal vivo il lavoro degli Impressionisti, ma… non riescono a farlo innamorare. L’artista infatti rifiuta le tradizionali linee di contorno e le sapienti sfumature cromatiche per adottare invece sintetiche pennellate e “macchie” di colori accostati anche in maniera stridente, da cui prende origine il termine, riferito a lui e ad altri artisti, di “macchiaioli”. Per quanto riguarda i soggetti, il grande tema è quello della realtà, spesso fissata in schizzi dal vero sul taccuino, che l’artista porta sempre con sé, a cui dedica quadri di piccole dimensioni, anche su tavolette di recupero.
Il suo linguaggio pittorico evidenzia l’uso della macchia che costruisce le forme con campiture prive di chiaroscuro con rapidi e piccoli abbozzi attraverso poche, essenziali, macchie di colore.
Fattori, come già detto, narra la vita agricola del tempo, concentrandosi nella descrizione della terra brulla e arida, dei corpi dei contadini, rappresentati mentre trascinano i carri di buoi. L’artista, in modo straordinario, coglie e dipinge la fatica dell’uomo alla quale pare che anche gli animali partecipino…
Oltre ai paesaggi, i temi più ricorrenti, furono i ritratti, i butteri, sino alle opere dalle cadenze vagamente espressioniste, che aprono il nuovo secolo. Dipinti dove le figure vengono rappresentate isolate in uno spazio senza tempo. Opere che rimandano al dramma esistenziale dell’uomo del Nuovo secolo.

I “Macchiaioli”
Si legge che il termine “Macchiaioli”, fu coniato nel 1862 da un recensore della Gazzetta del Popolo, che così definì quei pittori che intorno al 1855 avevano dato origine ad un rinnovamento antiaccademico della pittura italiana in senso realista. L’accezione ovviamente era dispregiativa e giocava su un particolare doppio senso: darsi alla macchia infatti, significa agire furtivamente, illegalmente…Le ricerche dei giovani artisti toscani miravano a rinnovare il linguaggio figurativo allontanandosi dall’arte didascalica che aveva caratterizzato il periodo della Restaurazione. Il punto di riferimento della generazione dei Macchiaioli fu il Caffè Michelangiolo di Firenze.

Gli allievi di Fattori
Tra gli ultimi allievi del maestro livornese, Giovanni Malesci. L’artista permise al giovane di frequentare la sua bottega, gratuitamente, riconoscendo il suo potenziale. Malesci, allora diciannovenne, lavorò nello studio dal 1903 fino al 1908. Anche dopo la morte di Fanny Marinelli, terza e ultima moglie dell’artista, il giovane Malesci si prese cura di Fattori diventando suo erede universale. L’ultima opera eseguita dal Macchiaiolo, secondo l’allievo è il dipinto incompiuto Ultime pennellate, del 1908; un olio su tela, (83 x 173 cm.), dal 1958 al Museo di Livorno dedicato a Fattori, donata appunto dall’erede Malesci.
La mostra alla GAM accompagnata da un video che racconta i luoghi, le vicende umane e le relazioni artistiche che hanno scandito la vita del maestro attraverso le parole dello stesso Fattori, riprese da lettere e documenti d’epoca.

Fattori Capolavori e aperture sul ’900” potrà essere visitata dal 14 ottobre al 20 marzo prossimo con i seguenti orari: martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 10-18; giovedì 13-21.

E.F.