Venezia – Strutturata come una composizione letteraria in quattro capitoli, l’opera di Allan Wexler, in esposizione presso l’Arsenale a Venezia nel contesto della 17° Biennale di Architettura, propone per tre quarti spazi aperti privi di presenze umane.
Solo nell’ultimo quadro appaiono sei figure immobili al colmo di una scala tese a comunicare tra loro per mezzo di traiettorie visive, creando spazi cerebrali che vanno oltre il gesto e la parola.
Ma prima di quel momento le stampe a inchiostro, medium opaco, matita e carta definiscono con precise titolazioni, venate da disperante ironia, lo statico silenzio di luoghi dove è la presenza di pochi elementi a conferire coordinate spaziali i cui rimandi cinematografici portano a “Interceptor” di Geroge Miller e quelli letterari a “Il deserto dei tartari” di Dino Buzzati.
Lo sguardo dall’alto con cui Wexler osserva i suoi mondi, coinvolgendo in tale visione anche il visitatore, indica la misura con cui un autore esamina quanto ha creato in un insieme di lontananze meditative e razionale analisi del proprio lavoro.
Quelli di Wexler sono territori dove il tempo pare sospeso, ma altresì percorsi da valenze emotive come in “Sheathing the rift” (2014 – 2020) dove una spaccatura nel terreno rimanda ad una lacerazione dell’anima ricomposta e rinforzata da una impalcatura che permettendone il contenimento ne rende sopportabile la sostenibilità pur non cancellando l’oggettività dell’accaduto.
Allan Wexler – Venezia, 17° Biennale di Architettura – Arsenale. Fino al 21 novembre. Orario: da martedì a domenica 10-18. Biglietti: Arsenale Giardini, intero Euro 25, ridotto Euro 20.
Mauro Bianchini