Busto Arsizio – Ha dipinto e scritto aforismi fino all’ultimo, finchè le forze glielo hanno consentito. E’ mancato oggi, intorno a mezzogiorno, il pittore bustocco Matteo Piccaia, 98 anni compiuti lo scorso 2 febbraio. Dopo aver salutato il figlio Giorgio e la nuora Melania, il pittore si è spento all’ospedale cittadino (dove era ricoverato), in silenzio mentre i colori della sua tavolozza si incupivano. Classe 1923 ha rappresentato un riferimento importante per gli artisti locali e non solo con i quali ha condivisto la propria arte e il pensiero. E’ stato protagonista di molte esposizioni, collettive e personali e, negli ultimi anni ha condiviso mostre con il figlio Giorgio, anche lui artista. “Ogni giorno – ricorda Melania – si sentivano e si consultavano su proteggi e nuove opere”.
Apprezzato dal pubblico, il maestro con il suo linguaggio espressivo, ha sempre richiamato l’attenzione della critica. Dino Buzzati negli anni’70 scriveva: “Matteo Piccaia può essere definito un neo-figurativo emblematico […] Piccaia ama la luce, i colori vivaci, le atmosfere gaie. È un pittore che ha una grande fertilità di immaginazione.”
Ed è questo il tratto distintivo del maestro, una fertilità di immaginzione e creatività che si riscontra anche nei suoi scritti, i famosi aforismi dove sintetizzava con grande capacità, interrogativi su differenti temi. Nel volume “Piccaia è vivo! E dipinge cantando le gioie e i mali dell’umanita” alla domanda perchè scrive aforismi, rispondeva: “perchè ho bisogno di raccontare qualcosa per poterci credere e per aiutarmi nella pittura”…
La data dell’ultimo saluto al maestro verrà comunicata nei prossimi giorni.