Ligornetto (CH) – Con la mostra Il filo di Arianna. Marcel Dupertuis. Opere 1951-2021 prosegue, al Museo Vincenzo Vela, il ciclo di esposizioni dedicate a esponenti dell’arte contemporanea attivi nel Canton Ticino, con particolare attenzione agli scultori. La mostra propone per la prima volta al pubblico uno sguardo d’insieme sull’opera di Dupertuis.
Nato a Vevey ma ticinese d’adozione, è una figura appartata, poco nota al grande pubblico ma di indubbio e riconosciuto talento. Artista di cultura vasta e complessa non opera in un recinto mentale e formale condizionato da prevedibili aspettative da parte della critica o del mercato.
Sin dai suoi esordi persegue, con sensibilità e coerenza, una ricerca a tutto tondo che abbraccia scultura, pittura, disegno e grafica, fotografia e letteratura: discipline declinate in diversi stili e tecniche in una continua sperimentazione legata da un sottile e ragionato filo conduttore.
Tra gli oltre 200 lavori esposti figurano anche dipinti e ceramiche inediti che illustrano aspetti della produzione dell’artista mai mostrati prima al pubblico ma di particolare interesse ai fini della comprensione dello sviluppo del suo percorso. Le opere presentate in mostra, solo apparentemente eterogenee, compongono un unico mosaico, in cui si esplica la poetica complessa dell’artista, in una tensione nella quale la ricerca formale non è mai disgiunta da una riflessione sui contenuti profondi dell’arte e dagli interrogativi cui un artista contemporaneo è chiamato a confrontarsi.
Il titolo della mostra “Il filo di Arianna” allude al movimento unico e continuo definito nello spazio dalle sculture di Dupertuis e al tempo stesso al sottile filo di Arianna che, sala per sala sempre “in continuum”, accompagna i visitatori attraverso un percorso suddiviso in accenti tematici che collega un lavoro condotto nell’arco di 60 anni. L’esposizione si sviluppa nelle sale al primo piano e in alcuni ambienti al piano terreno di Villa Vela, così come nell’adiacente parco, delineando l’iter artistico di Dupertuis, dalle sue prime prove, databili agli anni ’50, fino agli esiti più recenti. Esposti anche gli studi per le prime realizzazioni monumentali di carattere costruttivista, da cui diramano ragionamenti formali intorno a forme semplificate ed essenziali, talvolta di tenore organico ove parallelamente a un processo di progressivo svuotamento e “scarnificazione” dei soggetti, prende avvio un trattamento delle superfici (o meglio degli involucri) lavorate, erose, straziate, metafore esistenziali chiamate a contenere l’essenza delle cose: il vuoto inteso come forma invisibile, come pensiero.
Il dialogo tra opera plastica, grafica e pittorica rivela come queste forme espressive si intreccino e siano intimamente legate come parti di un insieme. Anche nella pittura e nel disegno il nostro artista si esprime applicando strategie minimalistiche e concettuali. Dire tutto con il meno possibile è la sfida che l’artista continua a porsi e che traduce in strutture monocromatiche – in particolare nei cicli dedicati ai colori blu, marrone e verde, ad alta valenza simbolica –, riduzioni lineari, sequenze seriali, alfabeti intuitivi ed effetti cromatici polivalenti.
Il percorso include anche una serie di recenti fotografie, in bianco e nero e a colori, caratterizzate da atmosfere fortemente chiaroscurate. Queste immagini svelano profondità temporali e psichiche, indagano movimenti, passaggi e spazi vuoti ma carichi di energia, in cui l’autoritratto si fa oggetto e forma.
La rassegna, curata da Gianna A. Mina in collaborazione con lo storico dell’arte Matthias Frehner, è accompagnata da un catalogo bilungue (italiano e iglese). Sarà visitabile sino al 12 febbraio 2023 e affiancata da un ricco programma di eventi collaterali che permettono di approfondire e aprire nuove riflessioni sull’arte di Marcel Dupertuis. Orari: da martedì a domenica: 10-18; (fino a settembre); da ottobre a dicembre 10-17