Da Somma, tra boschi, brughiere e – purtroppo – impoetiche strutture legate all’aeroporto della Malpensa, che nel 1858, citando sempre la “Grande Illustrazione del Lombardo Veneto”, era solo un “luogo in cui si fanno le annuali esercitazioni militari”, si può arrivare a Vizzola, quieto abitato costituito da poche, vetuste case, dalla chiesa dedicata a San Giulio e da una dimora padronale. Dopo i Crivelli, i Visconti di Cislago e i Castelbarco divennero proprietari del borgo i Della Croce, un’antichissima famiglia milanese già con vasti possedimenti nell’alto Milanese dove introdussero la lavorazione agricola dei terreni. Proprio per controllarla direttamente a Vizzola essi sistemarono un edificio sorto su una porzione del complesso difensivo dotato di torre strategicamente arroccato su uno sperone alluvionale a controllo e guardia del Ticino e della sua valle.
L’edificio assunse i modi composti del tardo neoclassicismo e di questo stile evidenzia non solo gli elementi formali della veste architettonica corredata da un aulico timpano triangolare ma anche gli andamenti decorativi degli affreschi presenti in alcune sale. Nel 1927 la villa fu comperata dai fratelli Caproni, i noti pionieri nella costruzione degli aerei, e ad essa prestò attente cure soprattutto Federico che aggiunse la torretta centrale in vista dell’ampio panorama sulla valle e sulla vastità delle terre bonificate grazie ai suoi aggiornati interventi.
Oggi con il grande parco a cui danno accesso cancelli di elegantissimo disegno, dove non manca una serra tutta vetro e ferro, villa Della Croce è stata convertita in prestigiosa “location” per eventi e cerimonie.
Identica destinazione è toccata nella poco distante Lonate Pozzolo anche a villa Porro appartenuta a una delle famiglie compadrone del paese dove non mancano altre dimore signorili e con giardino destinate non a casa di vacanza o di svago bensì a residenza stabile. Lo si può dire per una dimora settecentesca in via Roma, al numero 8, un tempo proprietà della famiglia Agnesina e oggi, purtroppo, molto compromessa. La distingue già il portale elegantemente sagomato che introduce in una corte dove s’impone il corpo centrale, più alto di un piano, dell’edificio dotato del consueto triportico e ingentilito dall’eleganza dei ferri battuti dei balconcini.
Poco discosta è appunto villa Porro che ha una sua storia lunga nel tempo e complessa architettonicamente conclusa nel tardo Ottocento con la costruzione di una torretta per la visione del parco disegnato secondo il gusto romantico e della corte nobile oggi sistemata a giardino.
Se solo per poco il soppresso convento di Sant’Agata fu adattato a villa per la famiglia degli industriali Carminati, assumendo una veste neo barocca come in auge nei primi decenni del secolo scorso e diventando in seguito la sede municipale, c’è un’altra dimora, discosta dall’abitato, meritevole di essere segnalata anche se, dopo anni di obsolescenza, ha avuto più che restauri rimaneggiamenti che le hanno tolto la nobile destinazione originaria. Sorta su terreni di proprietà di un ramo cadetto dei Visconti, appartenne ai Fenati e ai Riva.
A queste famiglie toccò dare l’assetto, sobrio e severo, di un neoclassicismo evidenziato dall’insistente andamento orizzontale presente nel portico architravato, nel marcapiano diventato davanzale delle finestre sormontate a loro volta da una fascia lineare. La villa e il suo parco ricco di preziosi esemplari arborei mantenevano fino a pochi anni fa l’atmosfera ottocentesca creata dai proprietari di allora, Oggi persa per sempre.
Giuseppe Pacciarotti