Carpi – Intende riportare l’attenzione collettiva sulla tragica storia della segregazione razziale in Italia la mostra “Il Rumore della memoria. Arte e impego civile per i 50 anni del Museo al deportato” ospitata ai Musei di palazzo dei Pio inaugurata lo scorso 27 gennaio nel Giorno della Memoria. Carpi è stata testimone di quel drammatico periodo. A pochi chilometri dal centro cittadino infatti, in località Fossoli, sorgeva il campo di concentramento per ebrei, voluto dalla Repubblica Sociale Italiana, successivamente trasformato in campo poliziesco e di transito, utilizzato dalle SS come anticamera dei lager nazisti.
La rassegna segue un iter progettuale legato fortemente al contesto. Partendo da alcune tavole dello studio di architetti BBPR di Milano (Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti, Ernesto N. Rogers), cui si deve la struttura del Museo al Deportato, concepito negli anni sessanta e inaugurato il 14 ottobre 1973, l’esposizione propone i bozzetti originali di Renato Guttuso e Corrado Cagli che, con Alberto Longoni, Picasso e Léger, hanno realizzato alcune delle pareti all’interno delle tredici sale del museo.
L’esposizione, curata da Ada Patrizia Fiorillo e Lorenza Roversi, presenta una selezione di 71 opere, tra dipinti, sculture e grafiche, provenienti da raccolte pubbliche e private, di Pablo Picasso, Julio Gonzales, Corrado Cagli ed Emilio Vedova, Giacomo Manzù, Sandro Cherchi, Franco Garelli, Mirko Basaldella, Corrado Cagli, Ernesto Treccani, Tono Zancanaro ed Ennio Morlotti.
Sono queste significative figure che danno vita al primo segmento della mostra il cui spirito “ha inteso muovere le corde – sottolinea Ada Patrizia Fiorillo – facendo leva sulle immagini, anche lì dove le forme, le espressioni degli artisti hanno genesi diverse”.
Un nodo centrale, cui si collega la seconda sezione della mostra, è dedicato al corpus grafico di disegni di Aldo Carpi, di proprietà del museo carpigiano, realizzato in gran parte durante la sua prigionia a Mauthausen e Gusen. Sono pagine di piccolo formato che descrivono una lenta e implacabile discesa nell’inferno, dal quale Carpi riesce a sopravvivere grazie al suo talento artistico. “L’artista dipinge – ricorda Lorenza Roversi – molti quadri per i tedeschi, principalmente paesaggi e ritratti, a cui alterna le immagini di un quotidiano devastante, documentando la vita del lager per lo più a matita su fogli di spartito o su quelli recuperati nell’infermeria: i compagni, l’indicibile sofferenza del muselmann, il prigioniero già in fase di pre-agonia, qualche esterno e anche ‘lampi’ di normalità e speranza”.
Di luce che sembra aprirsi dopo il buio alla speranza, parla l’ultima parte della mostra affidata alle opere dei primi anni sessanta di Carlo Carrà, di Georges Braque, accomunate dal tema della colomba, simbolo di grande forza per la conquista di un mondo libero e pacificato e di Picasso ancora con un bellissimo Volto di donna.
La mostra rimarrà in calendario sino al 1° maggio. Orari al pubblico: venerdì, sabato, domenica e festivi, 10 – 13 e 15 – 19.