Assenze, lontananze, spazi sospesi, scandiscono il tempo perso e ritrovato dell’esistenza nella raccolta poetica “Il cielo di Marte” di Andrea Temporelli (Giulio Einaudi Editore, pp. 57, Euro 9,50).

Nei silenzi dilatati all’infinito si animano intimi confronti

 

“…Stavi dietro le tende

senza respiro, a chiederti se avanza

ancora qualche mano a portar via

per te lo zaino da aprire (ma guai

farti capire d’averti trovato).

Perciò richiudi gli occhi, tieni il fiato,

come se mai tu fossi andato via”.

E quella tenda che aveva protetto e dato spazio a un silente gioco, diviene poco oltre palpabile consapevolezza poiché la singola solitudine, trae conforto da una presenza altra.

“Poi lasceremo insieme anche la tenda

quando ogni cosa dovrà essere persa

poiché più intera sia

nel fuoco che dà luce ad ogni male.”

Assume valore esistenziale la “Parabola dei padri”.

“I padri con lo sguardo all’orizzonte

sono invecchiati aspettando qualcuno

che se ne è andato presto

per inventarsi le proprie fortune”.

Il fantastico surreale definisce le proprie coordinate affidandosi all’idea di una nuova creazione, in un luogo vergine dove in un tempo sospeso le dinamiche del moto e del pensiero fondano la loro essenza nella sovrumanità del silenzio.

“…su Marte una pianura

avrà la prima impronta, esattamente

si manifesta, tanto che non c’è

nulla da dire, niente

da domandare più,

nessun luogo in cui andare o far ritorno”.

Andrea Temporelli “Il cielo di Marte” – Giulio Einaudi Editore, pp. 57. Euro 9,50.

 

Mauro Bianchini