Milano – L’opera dell’artista franco-americana Niki de Saint Phalle in mostra al Mudec. In un percorso espositivo strutturato in otto sezioni si intrecciano momenti altalenanti che riguardano la sua vita artistica e quella personale, dagli esordi fino agli ultimi lavori.

Dietro al mondo colorato, polimorfo, tondeggiante e materno delle sue Nanas, l’artista ha dovuto spesso distruggere per elaborare il dolore e per poi ricostruire, rompendo gli schemi attraverso intense provocazioni, per lasciare alla fine un’impronta duratura nel mondo dell’arte.

La mostra, prima retrospettiva antologica completa organizzata in un museo italiano realizzata in collaborazione con la Niki Charitable Art Foundation, espone oltre cento opere di cui una decina di grandi dimensioni, oltre a una elegante selezione di vestiti della Maison Dior, che ricordano anche il suo passato di modella nei bellissimi scatti fotografici che la ritraggono e che contemporaneamente raccontano al pubblico una visione personale molto “pop” dell’arte, intesa come percorso verso l’affermazione del femminile.

Niki de Saint Phalle, ‘donna e artista’ (come lei stessa amava definirsi), pittrice, scultrice, autrice di film sperimentali, performer, sfugge a una definizione univoca. Le sue opere monumentali, tra cui parchi e sculture pubbliche, si intrecciano con una riflessione più personale e a volte struggente. Da un lato, è vista come una celebrità indipendente e orgogliosa della sua arte; dall’altro, la sua fragilità fisica e le numerose disuguaglianze e discriminazioni sociali a cui ha assistito nel corso della vita ne fanno emergere la sua umanità e sensibilità nei confronti dei più fragili.

Vissuta in un’epoca di grandi cambiamenti sociali e artistici – dal movimento femminista degli anni ’60 e ’70 al Nouveau réalisme di cui fu protagonista – Niki (Neuilly-sur-Seine, 1930, La Jolla, 2002) è stata una delle artiste che maggiormente ha sfidato gli stereotipi di genere con la sua arte, esprimendo la propria identità attraverso la femminilità, la sensualità e l’amore per la vita come creazione.

La mostra, a cura di Lucia Pesapane, potrà essere visitata sino al 16 febbraio nei seguenti orari: lunedì 14.30 – 19.30; martedì – mercoledì – venerdì – domenica 9.30 – 19.30;
giovedì – sabato 9.30 – 22.30.