ferroviario di Gallarate
Sabato 26 marzo, presso il Circolo Culturale Gallaratese sono stati presentati al pubblico, in una conferenza, gli scavi archeologici condotti fra 2004 e 2010 a S. Giorgio su Legnano: il racconto è stato affidato a chi lavorò in quei cantieri, l'archeologa dott.ssa Monica Motto e i volontari del Gruppo Archeologico del dopolavoro ferroviario, rappresentati dalla responsabile del gruppo Elisabetta Di Michele.
Un po' di storia – Già in passato Legnano era stata protagonista di ritrovamenti archeologici, in particolar modo necropoli risalenti all'epoca romana, come quella in Via Novara. Invece a S.Giorgio, già il Sutermeister aveva parzialmente indagato una necropoli compresa fra le vie Trento, Mameli e Vittorio Veneto, datata fra I sec.a.C. e I sec. d.C. E in via Trento si è concentrata l'attenzione della dott.Motto e del Gruppo Archeologico per conto della Sovrintendenza.
L'occasione degli scavi – I primi lavori cominciarono nel 2004, in occasione della costruzione di case. Iniziato lo scotico, cioè l'asportazione del prato, le ruspe intercettarono alcuni reperti archeologici, inizialmente passati inosservati. Fu un proprietario di un'abitazione vicina ad accorgersi della realtà delle cose e fece quindi intervenire la Sovrintendenza: a questo seguì lo scavo archeologico, anche se alcune tombe erano già state strappate. Molto importante fu l'intervento dei volontari che setacciarono la terra già buttata e poi si occuparono del recupero delle sepolture.
I riti della necropoli – Gli scavi hanno permesso di ricostruire l'organizzazione del sepolcreto: una prima fascia, a nord-est, una centrale di passaggio e infine, l'ultima, a sud. In particolare, a cambiare, è il rito: nella prima fascia, la cremazione è indiretta, cioè il corpo del defunto viene sepolto lontano dalla pira su cui è
bruciato. Nella terza fascia, invece, le ceneri vengono deposte là dove si pratica la cremazione. Purtroppo nei secoli il terreno è stato livellato, e quindi non è possibile sapere se ci fossero veri e propri monumenti funerari. Le ceneri dei defunti solitamente sono contenute in grandi contenitori circolari, le olle, oppure in anfore segate.
Il corredo – Come era abitudine nella mentalità romana, il defunto era accompagnato da una serie di oggetti, che lo avrebbero seguito nel suo ultimo viaggio. Fra questi, a Legnano sono emersi parecchi contenitori per profumo in vetro; oppure cesoie in metallo, strumenti cioè da lavoro, che permettono anche di ricostruire la vita quotidiana del tempo. E come non segnalare i contenitori ceramici con bollo, cioè con timbro, in pratica il nome del proprietario dell'officina. Oggi i reperti emersi dagli scavi sono stati restaurati e sono esposti al museo archeologico di Legnano.
Impariamo a scavare! Il racconto è stato correlato da numerose foto di scavo, divenute l'occasione per iniziare un più lungo percorso, dedicato allo scavo archeologico e alla sua comprensione. Lo scavo oggi è un lavoro di emergenza, che segue lavori pubblici e si deve muovere velocemente, adeguarsi alle esigenze pratiche. Proprio per questo è fondamentale l'apporto dei volontari che, nel caso di S.Giorgio su Legnano, sono stati preziosi nella documentazione e nel recupero degli oggetti di corredo.
I principi di base dell'archeologia: andare a ritroso. Iniziare una indagine archeologica è come sfogliare un libro, come ha sottolineato Elisabetta Di Michele, cioè si comincia dalla parte più alta e recente, fino in fondo, la tappa più antica. Mano a mano che si esfolia il terreno, si affidano dei nomi agli strati che si incontrano e il rapporto fra gli strati, cioè quale sta sopra e quale sta sotto, permette all'archeologo di dare una datazione, dire cosa c'è prima e cosa c'è dopo.
Si disegna… Si è parlato molto della parte grafica, cioè tutte quelle attività che accompagnano e seguono lo scavo archeologico: il rilievo, il disegno di ogni tomba, con retino, filo a piombo, perché tutto ciò che si trova nello scavo deve essere rappresentato in pianta, cioè dall'alto, o in sezione, cioè lo spaccato. Lo scopo è posizionare in senso topografico lo scavo, in modo da avere chiara anche la geografia della zona.
L'archeologia, scienza non solitaria – L'archeologo moderno collabora ormai con esperti di altre discipline, ad esempio con i naturalisti, che studiano i semi; oppure con i paleontologi, che si occupano dei resti ossei da cui ricavare notizie sullo stato di salute dei defunti. Come hanno sottolineato le due relatrici, l'archeologia non vuole bloccare i lavori edilizi, ma si può affiancare ad essi. Avere una carta di rischio archeologico, cioè che indica i luoghi oggetto di scavi o ritrovamenti, permette anche alle istituzioni locali di organizzare in modo migliore gli interventi urbanistici.
Dallo scavo al metodo – La conferenza ha suscitato parecchio interesse fra i presenti. Infatti lo scavo di S.Giorgio è divenuto un ponte teso ad unire l'interesse per la storia locale e il metodo archeologico seguito negli scavi. Dal particolare al generale, dalla pratica alla teoria, con esempi, immagini, foto, aneddoti di vita da cantiere raccontati dalle due relatrici. E alla base una grandissima passione.