Dopo quasi tre secoli – Le cinque tavole, che anticamente costituivano il polittico, dipinte da Bernardo Daddi agli inizi degli anni Quaranta del Trecento per l'altare della cappella dei Santi Bartolomeo e Lorenzo in Santa Maria del Carmine a Firenze, risultano essere tre, già a partire dal 1745. Nel 1810, con il vento rivoluzionario d'oltralpe e le numerose sopressioni conseguenti, i dipinti presero strade differenti. La mostra appena apertasi al Museo Diocesano di Milano rappresenta l'occasione, più unica che rara, dopo quasi tre secoli, di ammirare il polittico completo in tutte le sue parti, secondo la ricostruzione proposta nel 1958 da Richard Offner, profondo conoscitore del periodo artistico considerato e unanimamente accolta, anche, dagli studi successivi sull'opera del pittore fiorentino.
Symposium di santi – Santa Cecilia icona della sezione Fondi oro, donata al Museo Diocesano dal prof. Alberto Crespi nel 2000, è posta all'estremità sinistra del Polittico del Carmine e le fa da contrappunto, all'estemità opposta, la tavola raffigurante Santa Caterina d'Alessandria, proveniente da una collezione privata. Le figure delle due sante sono accomunate dall'eleganza e dalla dolcezza dei volti, nonché dall'armonia e semplicità nobile della resa dei particolari delle vesti, della ghirlanda di fiori di Santa Cecilia, e di gemme preziose incastonate in una corona d'oro di Santa Caterina. A fianco di Santa Cecilia, si trova la tavola raffigurante San Bartolomeo, proveniente dalla Galleria dell'Accademia di Firenze, così come la tavola pendant con San Lorenzo dal lato opposto. I santi sono riconoscibili dagli elementi iconografici che li contraddistinguono: il coltello per san Bartolomeo, il suo martirio consistè nell'essere scorticato vivo, e la graticola per san Lorenzo, il quale offrì a Dio, il supplizio di essere arso vivo. Bernardo Daddi lo rappresenta, come diacono con la dalmatica ed in mano il libro dei salmi.
Al centro la Madonna col Bambino – Al centro del polittico della chiesa carmelitana, vi è la regale Madonna in trono con il Bambino e due angeli musicanti, proveniente dal Castello Reale del Wawel a Cracovia. La ricerca degli elementi iconografici in quest'opera eccezionalmente esposta al Museo Diocesano è affascinante: si partecipa all'intenso scambio di sguardi tra la Madre e il Bambino, che tiene nella mano destra un piccolo cardellino, simbolo della sua futura Passione. La delicatezza dei lineamenti e dell'incarnato, la grazia dei gesti, esprimono una sensibilità liberata dagli spigoli vivi di Giotto, che si sono ammorditi senza perdere la maestosa grandezza della bellezza trasformata nella luce dell'oro simbolo del mondo divino ripreso dalla tradizione bizantina. Luce, oro, ed eleganza formale fanno di Bernardo Daddi l'erede di Giotto, in quei luoghi fiorentini, dove fu attivo con la sua bottega dal 1320 circa al 1348, probabilmente mancato in seguito alla peste di quell'anno. Egli realizzò numerose commissioni importanti per il Duomo e non solo. L'unico elemento che può essere percepito, appena dissonante, nella completezza dell'opera, sono le cornici, le quali per nessuna delle cinque tavole è stata conservata l'originale.
Un volume per approfondire – Nell'ambito dell'inaugurazione della mostra è stato presentato il volume relativo gli Atti della giornata di studi, che si è svolta l'11 ottobre 2004 al Museo Diocesano sotto la guida di Miklós Boskovits e con la partecipazione di numerosi studiosi, intorno ai Fondi oro della Collezione Alberto Crespi, e che tutt'ora costituisce un unicum nel panorama dei musei milanesi. Il volume dal titolo "I Fondi oro della Collezione Alberto Crespi al Museo Diocesano di Milano: questioni iconografiche e attributive" è pubblicato da Silvana editoriale grazie al contributo del Credito Valtellinese ed offre una cospicua fonte di approfondimento su importanti questioni in campo iconografico, attributivo, storico e conservativo: fondamento e stimolo per nuove conoscenze e studi. Interessanti sono tutti i contributi. Esemplare, in particolare quello di Laurence Kanter, intorno a Jacopo di Cione, alcune sue considerazioni rinnovano questioni attributive mai definitivamente risolte oppure quello di Gaudenz Freuler, che informa di alcune novità importanti sulla miniatura italiana del Duecento e del Trecento e che permettono di vedere con occhi nuovi l'importanza delle stesse miniature presenti nella Collezione Crespi con un orizzonte esteso verso la miniatura medievale in Italia. Altri contributi ugualmente importanti sono di Julian Gardner, intorno a Paolo Veneziano, di Cristina Guarnieri sul secondo Trecento veneziano, di Erling Skaug su questioni tecniche relative ai Fondi Oro, e di Gianluca Poldi su significativi risultati di indagini non invasive effettuate sui dipinti, e naturalmente di Miklós Boskovits coordinatore del convegno.
"Il Polittico del Carmine"
21 marzo – 24 maggio 2009
Museo Diocesano di Milano
Corso di Porta Ticinese, 95
Biglietti: intero, 8 euro; ridotto, 5 euro;
solo il martedì, 4 euro
Atti della giornata di studi, tenutasi nel 2004, dal titolo:
"I Fondi oro della Collezione Alberto Crespi al Museo Diocesano di Milano: questioni iconografiche e attributive"
volume Silvana Editoriale, 20 euro
Per informazioni e prenotazioni:
tel. 02.89420019; e-mail: info.biglietteria@museodiocesano.it
www.museodiocesano.it