Roma – Affascinato dall’entusiasmo del sacerdote siciliano, Antonio Lo Luca, papa Pio IV dè Medici diede l’incarico di progettazione della basilica all’interno delle terme di Diocleziano, ora piazza della Repubblica (Roma), a Michelangelo che integrò la chiesa con la precedente costruzione senza alterarne la struttura. Il maestro già ultra ottantenne non terminò i lavori, al suo decesso fu Jacopo Lo Luca nipote di Antonio, anch’esso fervido devoto agli angeli, a portare a termine l’incarico.

All’esterno la facciata concava ricorda la forma di una diga, forse era questo il vero intento. All’interno la frescura vi prenderà per mano e il respiro a pieni polmoni sarà una conseguenza.  Il chiarore del sole si appoggia sulle vetrate che affrescate con miniature di piccole croci rilasciano luce tenue che vi porterà nella giusta dimensione per proseguire la visita.

Fermarsi per più minuti godendo della volta in vetro che sostiene all’esterno l’azzurro dei cieli sarà il primo benvenuto della basilica. I passi diventeranno leggeri sulle lastre di forme geometriche tra il grigio, il nero e il bianco dentro un mare di marmo nocciola.

Non esiste un percorso razionale, si vaga dal centro verso le punte estreme delle costruzione senza un ordine preciso, il giusto input che potrebbe farvi accedere a sensazioni particolari.

La forma a croce della grande basilica barocca ha l’abside dell’altare principale di fronte all’ingresso, forse sarà per questo che l’acqua sulle dita delle acquasantiere evapora in modo diverso.  All’interno si mantiene una realtà differente dal consueto scandire del tempo.

La sensazione di essere liberi grazie allo spazio ampio e alla disposizione delle panche di legno che non intralciano la visione della cattedrale, ricordando cornici di antichi quadri, alimenterà la vostra curiosità,.

La basilica appare come una grande piazza, la sensazione di essere in galleria Vittorio Emanuele a Milano e non all’interno di una basilica a Roma potrebbe essere prepotente. Il taglio preciso alle lastre del pavimento dato dalla grande asta metrica della meridiana con i suoi fregi in bronzo potrebbe essere poco armonica poiché rammenta una grande cicatrice.

Il foro d’entrata per i raggi solari è insolito perché per fare combaciare la luce alla piastra numerica si è dovuto tagliare parte del fregio dell’arcata laterale.

Le pitture enormi, alcune severe nei colori, altre con la prevalenza degli azzurri e dei rosso acquarello non incutono timori. La lapide di Armando Diaz è posta in verticale sulla parete laterale destra rispetto all’ingresso, due spade in bronzo sui fianchi gli rendono onore.

Spade e Croci.

I piccoli dettagli della basilica sono preziosi come ad esempio i cordoni bordeaux che scorrono sulle piantane in rame per dividere i fedeli dai turisti, ma è proprio tutto così perfetto?

Lo deciderete voi se andrete a visitare la basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri.

L’insieme è armonia sincera, eppure c’è un eppure, sulla destra prima dell’uscita la teca di cristallo che contiene la testa in marmo del Golia ucciso dal pastorello ha un piccolo difetto: il cartellino posto alla base sembra essere stato scritto da una mano poco sicura sopra un pezzo di cartoncino tagliato da forbici poco affilate. Un neo voluto?

Qualcosa di bianco e nero come l’interessante mostra permanente che, attraverso grafici, disegni e fotografia narra la storia delle Terme di Diocleziano e della loro trasformazione michelangiolesca in chiesa.

Castrenze Calandra