Varese – È un viaggio tra street art e tatuaggi quello che si fa quando si incontra Sten, al secolo Luca Barachetti.
Un percorso che comprende la quotidianità propria e di chi gli sta attorno perché non c’è scelta migliore che raccontare la vita di tutti i giorni con la semplicità delle piccole cose per descrivere se stessi e ritrovarsi.
“Sono cambiato molto nell’ultimo anno. – spiega Sten. Ho imparato a mettere da parte l’artista e a disegnare di pancia il mio quotidiano. Cerco di essere come un bambino perché è più stimolante creare che seguire uno schema e le mie opere non sono altro che una sorta di diario di bordo di ciò che mi accade.”
La folgorazione sulla via della street art Sten l’ha avuta nel 2003 grazie alla pubblicazione dell’album Meteora dei Linkin Park, che lo stregò sia musicalmente, sia graficamente. I musicisti, infatti, avevano usato, come grafica interna al cd, la riproduzione di una loro opera realizzata su parete.
“Sono sempre stato affascinato dalla musica, soprattutto dal rap, fin dalla più tenera età, ma quando ho visto la “murata” che i Linkin Park avevano deciso di usare come grafica sul loro disco sono rimasto subito affascinato. Mi sono detto: quella “roba” la devo fare anch’io! È stato così che mi sono avvicinato al mondo dei graffiti, dopodiché ho letto, pastrugnato (abbozzato) e iniziato con prove di lettering. Un po’ la stessa cosa è accaduta con i tatuaggi. Dopo aver iniziato con un apprendistato in uno studio, la ricerca si è fatta più personale. In ogni mio lavoro, infatti, dal writing al tattoo, c’è un costante studio che dalla semplicità passa attraverso la reinterpretazione.”
Siamo di fronte a due tipologie di arte, molto simili, che si incontrano come in un vortice, in un continuo cambio di supporti, in una ricerca costante e Sten ha fatto dell’osservazione un gran punto di partenza per il suo operato artistico.
“Mio nonno è stato il primo artista che ho osservato e da cui ho imparato davvero molto, specie sull’estetica pittorica, ha sempre dipinto paesaggi. Altre fonti di ispirazione e spunti fondamentali sono: Gipi, Sergio Toppi, Danko e Asley Wood.”
Oltre ad essere disponibile per incontri e lezioni pittoriche ed impegnato nel tatuare, l’artista è molto attivo sui social, in particolar modo su Instagram, dove i suoi sketch prendono davvero la piega del tipico diario di bordo e raccontano momenti. Per coloro che, invece, volessero vedere su muro qualche sua opera, Varese è ben fornita, soprattutto nella zona dello stadio e del palazzetto del basket dove sono ospitate ben due sue opere.
“Con il mio collega, in studio a Gaggiolo, faccio una sorta di featuring. Siamo due persone empatiche che traggono dalla storia un’immagine, dandole poi vita su pelle. La ricerca personale mi ha permesso di entrare maggiormente in contatto con me stesso. Tramite l’arte e il disegno mi metto in gioco, non è soltanto questione di esposizione. Quando, a distanza di anni o di mesi, rivedo un mio lavoro, qualsiasi sia il supporto, e provo la stessa sensazione avuta nel momento in cui lo stavo realizzando…beh, questo è un segno importante. Mi suggerisce che sto facendo la cosa giusta!”.
Ileana Trovarelli