L’uscita del nuovo numero del Corriere dei Piccoli era una festa proprio perché c’era lei, la Stefi, rigorosamente con l’articolo davanti al nome, come si usa in Lombardia. Al secolo Stefania Morandini, 8 anni circa, una crocchia nera e spettinata e l’espressione impertinente, Stefi scriveva il suo diario su fogli a quadretti e ci parlava della sua vita di tutti i giorni che era simile alla nostra. Stefi ci mostrava il mondo dei bambini dal loro punto di vista ma anche, cosa incredibilmente complicata da fare per un autore adulto, il punto di vista dei bambini su quello dei grandi, con arguzia e innocente ironia: indimenticabile il momento in cui alla domanda «Vuoi più bene a mamma o papà?» rivoltale da una signora sull’autobus, Stefi ribatteva «E lei? Vuole più bene a Fanfani o a Berlinguer?».
Questo era il mondo che Grazia Nidasio ha regalato ai bambini degli anni ‘70 e ‘80. Si era resa conto che molti adulti vedono i bambini come dei piccoli esseri misteriosi, indecifrabili o come dei cuccioli da addestrare, mentre i bambini sono pieni di innocente buon senso e non capiscono perché gli adulti debbano sempre complicarsi la vita. Con un tratto fluido e leggero, vivace ma pulito, che contraddistingue tutte le opere dell’artista, la Nidasio era riuscita, di nuovo, a farci sorridere con storie di vita quotidiana e allo stesso tempo a farci riflettere.
Come ha detto il grande fumettista Leo Ortolani, «È facile raccontare di viaggi interdimensionali, minacciati da Kractus, il dio della quinta dimensione… Difficile è raccontare la vita di una famiglia normale, in un condominio normale di una città normale e lasciarti il desiderio di sapere come prosegue la storia, la settimana dopo».
Prima del “Diario di Stefi”, sul Corriere dei Piccoli e sul Corriere dei Ragazzi, erano pubblicate le storie di “Valentina Mela Verde” la sorella maggiore di Stefi, che aveva accompagnato i giovani lettori attraverso l’adolescenza. Le storie di Valentina uscirono dal 1969 al 1976 ed ebbero la grazia di mutare con il tempo e con i tempi e gli umori contrastanti del periodo. In un’epoca in cui i confini tra i generi erano molto definiti, Valentina permise alle ragazze adolescenti e pre-adolescenti di avvicinarsi al mondo del fumetto, fino ad allora considerato appannaggio maschile. Non mancavano i consigli sull’abbigliamento, sulla cura della persona e la vita sociale, elargiti con tenerezza, senza intaccare la fragilità tipica dell’età adolescenziale. La giovane protagonista, corti capelli rossi e lentiggini e uno spirito arguto, con garbata ironia consegnava alle ragazze un territorio aperto e libero per esplorare la propria crescita e imparare a conoscere loro stesse e il mondo.
Valentina vinse lo Yellow Kid, premio assegnato al miglior fumetto, al Salone Internazionale dei Comics del 1972.
La collaborazione con il “Corrierino” era cominciata negli anni ‘50, con “Alibella”, una bimba bionda, alata e paffuta, dispensatrice di allegria. Seguirono i personaggi di Scaramacai, Gelsomino il ladro buono. Dopo di loro arrivarono “Violante” bionda ragazzina appassionata di musica le illustrazioni delle storie de “Il dottor Oss”, con i testi di Mino Milani, nelle quali il personaggio omonimo di Jules Verne vive nuove avventure ed è presentato come uno scienziato affascinante, altissimo e dallo sguardo magnetico, che indaga su una serie di casi bizzarri.
Grazia Nidasio ci ha lasciati la vigilia di Natale ma Valentina, Stefi e gli altri personaggi della “Regina” del fumetto italiano, resteranno con chi è cresciuto con loro.