Sant'Imerio di Bosto come non lo avete mai visto. Mai affermazione fu così calzante per un restauro meticoloso che ha riportato alla luce, dopo secoli di oblio sotto uno spesso strato di calce bianca, gli affreschi della volta dell'abside. Un piccolo gioiello dell'arte varesina riconsegnato alla collettività: "Adesso la chiesa sarà aperta al pubblico molto più spesso – commenta con una certa soddisfazione Lucio Mattaini, del comitato per i restauri – soprattutto ora che è entrata a far parte del circuito delle visite dei monumenti più importanti della città di Varese organizzato dalla Provincia".
La serata di presentazione dei lavori è stata aperta dall'architetto Claudia Vignolo Villa che ha condotto i primi lavori di restauro dell'edificio nel 1979/1983.
"La chiesa era adibita a deposito di ferri vecchi e materiale di scarto" ha ricordato, mostrando le foto della chiesa prima dell'intervento. "La lettura delle trasformazioni della chiesa è stata fatta a seguito dello scrostamento dell'intonaco, che era stato nealizzato nel corso dei lavori di restauro nel '27. La dimensione originaria dell'edificio, nell'XI secolo, era molto diversa da quella attuale, più stretta e più bassa. Consente la datazione all'anno 1000-1100 il muro di destra, realizzato in boccette posate a spina pesce. Solo nel XIV e XV secolo la chiesa viene ampliata in tutte le direzioni".
"La chiesa era adibita a deposito di ferri vecchi e materiale di scarto" ha ricordato, mostrando le foto della chiesa prima dell'intervento. "La lettura delle trasformazioni della chiesa è stata fatta a seguito dello scrostamento dell'intonaco, che era stato nealizzato nel corso dei lavori di restauro nel '27. La dimensione originaria dell'edificio, nell'XI secolo, era molto diversa da quella attuale, più stretta e più bassa. Consente la datazione all'anno 1000-1100 il muro di destra, realizzato in boccette posate a spina pesce. Solo nel XIV e XV secolo la chiesa viene ampliata in tutte le direzioni".
Concludendo il suo intervento, l'architetto ha ricordato il progetto per la pavimentazione di tutta l'area fra la chiesa di san Michele e la chiesa di Sant'Imerio: "progetto depositato e approvato dagli Enti competenti. L'assenza dei fondi ha interrotto la proceduta, e la realizzazione del progetto non si è attuata, ma speriamo che il sindaco Galimberti e la nuova Giunta riesaminino l'opportunità di affontare il tema".
La restauratrice Marialuisa Lucini ha ripercorso, prima di entrare nel merito del suo intervento, le tappe fondamentali della storia della chiesetta e delle sue pitture. Attraverso i documenti e le note delle visite pastorali. Negli atti della seconda visita del Cardinale Borromeo, in data 2 settembre 1574, l'abside è descritta tutta dipinta, ma con le pitture dei santi assai corrose e consunte.
"Quando siamo intervenuti abbiamo trovato gli affreschi coperti da strato di calce indurito e dei frammenti di affresco lasciati a vista ridipinti. Quindi abbiamo iniziato il discialbo e la pulitura per portare alla luce tutti i frammenti presenti sulla volta. Sono emersi dei lacerti, abbiamo recuperato le figure dei santi, il Cristo in mandorla con figure di angeli ai lati e sulle altre vele i Padri della Chiesa. Abbiamo trovato i segni delle giornate ben definiti e delle incisioni fatte sugli intonaci, per esempio sulle aureaole o i cartigli, e -una particolarità- anche degli incisioni fatte nell'intonaci a spolvero, ovvero invece di spolverare il disegno con il pigmento è stato poggiato il cartone ed inciso direttamente sull'intonaco, quindi si notato una serie di puntinature".
Per l'identificazione di alcuni santi sono ora al lavoro il prof. Talamona e la prof. Anna Maria Ferrari, che scioglieranno le iscrizioni latine (purtroppo molto abrase) nei cartigli. Dunque le sorprese non sembrano ancora finite.