Contro-tendenza – Le Fornaci "Ibis", culturalmente rappresentate dall'associazione Cun Art, non smentiscono la loro linea di proposte estive forti e alternative al panorama artistico generale. Giorgio Robustelli e Gianni Robusti – la Cun Art sono loro – portano avanti una tendenza coraggiosa che vive dei loro contatti e della loro storia e attività di quasi cinquant'anni.
Mostra impegnativa – Per la mostra più importante dell'estate propongono Agenore Fabbri (1911-1998), artista che forse più di tutti seppe fare della ceramica un linguaggio plastico e pittorico rispondente all'urgenza espressionista che contraddistingueva il suo operare. Data la difficoltà – sotto tutti i punti di vista – nell'assicurarsi opere del maestro nativo di Pistoia ma vissuto tra Milano e Albisola – questa esposizione, organizzata in collaborazione con la "Galleria Morone" di Milano e la "Ceramiche San Giorgio" di Albissola, per la nostra zona costituisce un appuntamento stimolante.
Le opere che non ti aspetti – A Cunardo si possono ammirare opere pittoriche degli anni '52-'60 e dei primi anni '90. Le prime sono pressoché inedite e rivelano un Fabbri attento ai linguaggi materici di Burri, alle intuizioni di Fontana, mentre le seconde sono un esempio di quella "allegra incontinenza pittorica" – secondo le parole di Gianni Robusti, che prese l'artista nell'ultimo decennio della sua esistenza, quando Fabbri dipingendo esprimeva una gioiosa anarchica ironica libertà creativa.
Le opere che ti aspetti – Con le terracotte policrome, invece, si affronta la produzione più nota dell'artista, gli animali plasmati con energia, simboli della dolente condizione della materia vivente, esorcizzata nella creta. Sono forme ostiche, gesti rabbiosi e anche scabrosi.
Creatività – Il luogo delle Fornaci, con la sua magia di trasformazione legata alla terra e alle sue possibilità artistiche, pare davvero degno di ospitare, con qualche saggio, l'opera dell'unico vero artista espressionista che l'arte italiana abbia avuto. Sempre stando alla visione vitalistica di Gianni Robusti, che invita anche a leggere, in questa mostra, "l'incoerenza della coerenza", ovvero tre momenti differenti nell'unica autentica anarchia creativa che muoveva Agenore Fabbri, inafferrabile demiurgo.