Mendrisio – Dopo una breve pausa per le festività, riprendono le attività dei Cineclub e Circoli del cinema del Ticino, con un “omaggio dovuto” ad Alain Tanner, regista scomparso nell’autunno dello scorso anno, tra i maggiori esponenti della cinematografia elvetica.
Dall’11 gennaio al 15 febbraio il Cineclub del Mendrisiotto in collaborazione con la Cinémathèque suisse, presenterà sei film selezionati tra una ventina di lungometraggi realizzati dal regista. La sua opera, infatti, ha posto le basi per quello che oggi è “una certa idea del cinema elvetico”. Attraverso lo sguardo e la poetica di Tanner e dei suoi compagni del “Groupe 5”, la cinematografia trova una posizione originale e singolare nell’ambito del nuovo cinema europeo e mondiale. La Svizzera appare non più come un’isola felice, ma con le sue ipocrisie e conformismi, da cui Tanner cerca di liberarsi e di evadere. L’ha fatto con un linguaggio che rompeva completamente con quello del passato, così come la Nouvelle Vague francese (Godard in testa) aveva fatto con il “cinéma de papa”.
Definito dalla stampa e dai critici come “il meno svizzero dei cineasti svizzeri”, Tanner ha saputo raccontare le complessità e le incoerenze del suo Paese. Certamente i giovani degli anni Sessanta-Settanta sono stati segnati dai suoi film, autore così capace di trasporre sullo schermo le loro stesse inquietudini e malesseri e ne hanno probabilmente condiviso le utopie.
Come ricorda Giona Nazzaro, direttore del Film Festival di Locarno, per Tanner il cinema si poteva fare con poco, giusto il necessario per dare vita a una conversazione: “Bastavano cinque persone, come ricordava sovente con affetto militante (“a meno che non vogliate filmare la battaglia di Morgarten”). Il tentativo, riuscito e riaffermato nel corso di un intero percorso artistico ed esistenziale, di un cinema che si è sempre ripensato da capo. Poesia e invenzione. Nel suo libro Photogrammes, Renato Berta rievoca con grande affetto ed entusiasmo i primi passi di un cinema che – all’epoca – non esisteva, ancora, e che in fondo era anche il tentativo di un paese di trovare la sua voce e le sue immagini”.
Ad inaugurare il ciclo di proiezioni , mercoledì 11 gennaio alle 20.45 (al Multisala Teatro a Mendrisio), sarà Charles mort ou vif, (1969), opera prima di Tanner, Pardo d’oro al Festival internazionale di Locarno. Il film è presentato in collaborazione con il Teatro dell’architettura che ospita fino al 5 febbraio la mostra Il territorio come palinsesto: l’eredità di André Corboz”, storico dell’arte e urbanista ginevrino, il cui fondo librario e documentale è custodito dalla Biblioteca dell’Accademia di architettura dell’USI a Mendrisio. Nell’allestimento espositivo si possono trovare infatti, dei riferimenti all’opera di Tanner.
A seguire (sempre di mercoledì), La Salamandre (1971), che negli anni è diventato un film culto per un’intera generazione, Jonas qui aura 25 ans en l’an 2000 (1976) commedia ironica e divertente sulla società dei consumi, Dans la ville blanche (1983) “un blues sul mare e su Lisbona”, No man’s land (1985) che racconta del confine come spazio anche metaforico, e per concludere L’homme qui a perdu son hombre, un confronto maestro-allievo, o padre-figlio, con il paesaggio estremo dell’Andalusia che diventa uno dei protagonisti del film.
Le proiezioni si svolgeranno sempre al Multisala Teatro di Mendrisio, alle ore 20.45. Sul il sito cinemendrisiotto.ch è possibile scaricare la locandina. Coloro che presenzieranno alla proiezione di uno dei film della retrospettiva (conservando il biglietto) avranno diritto al prezzo ridotto del biglietto di entrata all’esposizione e, viceversa, chi presenta il biglietto di entrata alla mostra avrà diritto al prezzo ridotto per le proiezioni. Gli studenti beneficeranno dell’entrata gratuita per le programmazioni dei cineclub.