Di fronte al vero – Lo sviluppo dello studio proposto nel catalogo della mostra si apre col saggio di Pierluigi De Vecchi che, esaminando la tecnica impetuosa e rapida del Maestro, quasi da "istantanea", focalizza l'attenzione sul rapporto tra le opere grafiche del Carnovali e l'imitazione dal vero. Sin dalle prime righe emerge la linea "alternativa" del Piccio che, rispetto agli esiti moderatamente innovativi dei contemporanei, seppe coniugare in modo personale e originale sensibilità romantica e tendenze realiste. La mole di dati storici e confronti stilistici presenti nel catalogo permette di cogliere con chiarezza la spregiudicata modernità del tratto grafico del Piccio e del suo colorismo, che trova riscontro oltralpe solo nelle pitture di Delacroix. Il contributo di Valerio Guazzoni prende le mosse dal dipinto del "Mosè salvato dalle acque", eseguito per il nobile Gaetano Goltara di Bergamo e indiscusso caposaldo della tarda attività del Piccio. "I disegni… sono le prime idee d'un pittore, il primo fuoco della sua immaginazione, il suo stile, il suo spirito e la sua maniera di pensare…" è il titolo del saggio di Maria Piatto che recupera anche preziosi e inediti dati sui collezionisti che prima del Piccinelli ebbero tra le mani le opere del Piccio.
Da Moroni a fra Galgario – La rappresentazione dell'ambiente naturale rimase sempre al centro degli interessi del Piccio, come testimonia l'alto numero di fogli dei suoi taccuini a noi pervenuti: i disegni sono sempre condotti con una estrema libertà e varietà di tagli compositivi, alternando vere e proprie vedute a motivi particolari. Scrive De Vecchi: "Muta però rapidamente la grafia dell'artista e l'andamento si fa di volta in volta, spezzato e dinamico, con tratteggi dal segno deciso e quasi brutale, continuo e zigzagante, a volte sovrapposti, oppure curvilineo e come avvolgente, o ancora sottile, delicato e quasi evanescente, sempre decisamente evocativo più che descrittivo, e insieme funzionale alla resa dei valori atmosferici e di particolari situazioni fenomeniche, soprattutto in certe vedute fluviali o di lontani borghi e colline". Anche il genere del ritratto è ben rappresentato nelle opere di grafica: l'interesse del Piccio si focalizza principalmente sulla mimica e sulla gestualità dei personaggi che ritraeva, giungendo presto a leggerne e interpretarne anche la fisionomia interiore, la psicologia e le riposte emozioni. Nei paesaggi come nei ritratti, infine, il disegno, anche quando è percepibile sotto il colore, non delinea mai i contorni, ma interviene piuttosto a rafforzare i toni di una pittura giocata su trasparenze e velature.
Uno scrittore e un pittore – Il catalogo della mostra, oltre a presentare le schede tecniche e le immagini fotografiche dei disegni in mostra (curate da De Vecchi, Piatto e Guazzoni), permette di ri-leggere, attraverso un attento affondo storico, il legame di Piero Chiara con il pittore nato a Montegrino. Serena Contini, curatrice anche dell'appendice documentaria, rintraccia le passioni, gli interessi e le inclinazioni per l'arte seguendo le tracce della penna del nostro Chiara. Così scrive nel suo saggio: "L'interesse di Chiara per la pittura e la scultura trovano terreno fertile nella Varese della fine degli anni quaranta e dei primi anni cinquanta, dove vengono organizzate mostre significative e, talvolta, innovative. (…) È in questo contesto favorevole che si inserisce anche la mostra dedicata al pittore Giovanni Carnovali detto il Piccio, tenutasi a Varese nel 1952. A questa data si può far risalire l'effettivo incontro tra Piero Chiara e il pittore (…), incontro da cui scaturì una perdurante passione di Chiara per la produzione artistica del Piccio, che lo porterà negli anni successivi, ad acquistare una collezione di disegni". Un ulteriore aspetto degno di nota all'interno del catalogo è l'apparato firmato da Emanuela Bertoni dedicato agli aspetti archivistici e conservativi riguardanti i disegni del Carnovali.
Last but not least – Merita un vero battimano la premessa al catalogo scritta da Federico Roncoroni. Un testo autentico e genuino, scritto con mano e ricordi appassionati, un vero e proprio racconto da leggere e ascoltare a cuore aperto: "La storia dei rapporti tra Piero Chiara e Giovanni Carnovali, considerati nei loro risvolti privati che sono quelli che qui ci interessano, è una storia d'amore e passione e come tale va raccontata. I due, come succede in tutte le grandi storie d'amore, rimasero a lungo ignoti l'uno all'altro. O meglio, Chiara trascorse l'adolescenza e la giovinezza senza mai incontrare sulla propria strada il pittore, "il Piccio", come d'ora innanzi lo chiameremo, con il suo antifrastico soprannome, perché così, brevemente, quasi amichevolmente, Chiara lo avrebbe poi sempre chiamato, parlandone o scrivendone. (…) Ma, si sa, i grandi amori sono pronti ad esplodere quando uno meno se lo aspetta. Quando i tempi sono maturi, verrebbe da dire se non si sapesse che in questo campo tutto è casuale e niente, d'altronde, è frutto solo del caso. Il momento comunque era giunto. Il galeotto di turno fu, manco a dirlo, una donna: una studiosa d'arte, una docente universitaria, una personalità forte e determinata: Mina Gregori…"
Il Piccio nella collezione di disegni e nelle carte di Piero Chiara
a cura di Serena Contini e Pierluigi De Vecchi,
catalogo della mostra (Varese, 14 dicembre 2007 – 2 marzo 2008),
Milano 2007, Silvana Editoriale, pp. 167.