I numeri al Castello – 27mila. È questo il numero di visitatori accorsi, nel giro di una settimana o poco più, nella Sala degli Scarlioni del Castello Sforzesco per "Michelangelo, La Pietà Rondanini e il Crocifisso ritrovato". E nel solo weekend pasquale, l'iniziativa espositiva ha registrato un'affluenza di oltre 13mila visitatori, con un picco di 6.300 persone il lunedì dell'Angelo. È scolpito in legno di tiglio, il corpo nudo del Cristo in croce attribuito a Michelangelo Buonarroti, che il Ministero per i beni e le attività culturali ha acquisito da un antiquario per 3.250.000 euro. La piccola scultura ha accolto Papa Benedetto XVI nella sua visita all'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede. E dal 23 dicembre è stata esposta presso Palazzo Montecitorio, a Palermo, a Trapani e di lì sbarcata nel capoluogo lombardo.
Pareri favorevoli – «Simbolo di valori universali»,
a Michelangelo
è stata definita la preziosa scultura dal ministro Sandro Bondi, che ha precisato di averla voluta destinare in via definitiva al polo museale fiorentino del Bargello anche per evitare il rischio di un possibile espatrio oltre i confini nazionali. Accostata al crocifisso ligneo scolpito da Michelangelo per Santo Spirito e a quello dipinto dal Perugino in Santa Maria Maddalena de' Pazzi, la piccola scultura, dalle proporzioni perfette (poco più di 40 centimetri) è, secondo alcuni, al pari dell'uomo vitruviano, iscrivibile in un cerchio e in un quadrato. Il corpo affusolato prova, secondo gli esperti, la profonda conoscenza di Michelangelo in materia d'anatomia. L'attribuzione è frutto degli studi di Giancarlo Gentilini, esperto di scultura fiorentina del Quattrocento, condivisi da Umberto Baldini, Luciano, Bellosi, Massimo Ferretti, Antonio Paolucci, Cristina Acidini.
Un giudizio scritto – Ma si sa, non sempre le grosse cifre vanno d'accordo con la vicenda critica delle opere al centro di esposizioni eclatanti. E il valzer di esposizioni ha scatenato la querelle tra due fronti di esperti: pro e contro la paternità michelangiolesca. Così, gli studiosi dei due versanti sono scesi in campo, hanno preso carta e penna, snocciolando confronti, riflessioni stilistiche e documentate valutazioni. Nettamente contrario Maurizio Marini che sul quotidiano "Il Tempo – 23 dicembre" ha dichiarato: «Conosco il "Crocifisso" da quando, nel 2004, prestato dall'antiquario Gallino, fu esposto al Museo Horne di Firenze. Già allora non destò in me alcuna curiosità in merito all'altisonante "Proposta per Michelangelo giovane", per quanto sostenuta da autorevoli studiosi. Al di là delle sgrammaticature formali inconcepibili per Buonarroti (…), la lacuna maggiore concerne la totale assenza di riferimenti documentari (…). Accettiamo quindi che, al di là di ogni documento, l'unico valido sia l'opera. Ma è proprio qui che il buco nero si riempie di un'immagine che con Michelangelo non ha nulla a che vedere! Non c`è alcun riflesso, come parrebbe plausibile a una datazione precoce, di quel Bertoldo di Giovanni che fu il suo maestro. Viceversa, il volto mostra esplicita una somatica del tardo umanesimo e la struttura anatomica presenta disparità improponibili (…). Per una scultura che doveva essere osservata a distanza ravvicinata o in cima a una croce da pregadio privato, l'errore è sconcertante! (…) Come concludere? Che è spropositata la cifra pagata per l'acquisto. L'opera già a 300 mila euro sarebbe stata strapagata».
Azzardi critici – Secondo alcuni "la scoperta" del
Crocifisso di Michelangelo è dunque, nella migliore delle ipotesi, un'operazione mediatica, nella peggiore, un episodio da ascrivere nel libro nero delle false attribuzioni. Quello che ci preme sottolineare sono, comunque, le diverse opinioni di autorevoli studiosi che, con grande onestà intellettuale e documentazione alla mano, hanno preso posizione sulla vicenda. Tra gli esperti contrari all'attribuzione, due docenti fiorentini: Paola Barocchi, professore emerito della Scuola Normale di Pisa e Francesco Caglioti, docente all'Università Federico II di Napoli. «Il Cristo è palesemente un manufatto seriale – spiega Paola Barocchi – Di Michelangelo non c'è niente, neppure la scuola. Siamo di fronte invece a un bravo intagliatore e ai suoi compagni di bottega di fine Quattrocento». Sulla possibilità che a scolpire il Cristo ligneo fosse stato Michelangelo si era già discusso nel 2004 e già allora furono in molti a bocciarne l'illustre paternità. Contrari, ad esempio, si dichiararono James Beck, docente di Storia dell'Arte alla Columbia University («disastrose le strane proporzioni della figurina», disse) e Margrit Lisner, studiosa tedesca che attribuì a Michelangelo il crocefisso ligneo oggi al convento di Santo Spirito. «Basta confrontare i due crocifissi, al di là delle dimensioni, per rendersi conto della loro incompatibilità e dello stile assolutamente diverso sottolinea Francesco Caglioti – dunque o è autentico l'uno o lo è l'altro. Io, personalmente, credo che non sia di Michelangelo il piccolo crocifisso. Non solo per lo stile, che meriterebbe una spiegazione più esaustiva, ma anche per quello che è costato. Se fosse stato un vero Michelangelo il prezzo sarebbe stato enormemente maggiore».
(part., foto Amendola)
Il Crocifisso pellegrino e la politica – Tomaso Montanari, docente all'Università di Tor Vergata così si è espresso all'inizio di aprile sul "Corriere fiorentino": «Se si escludono i tre storici dell'arte cui si deve l'attribuzione, ed i vertici della Soprintendenza di Firenze (che l'hanno subito supportata, proponendo poi l'acquisto al Ministero), praticamente nessuno tra gli specialisti di scultura rinascimentale crede che si tratti davvero di un'opera di Michelangelo. Né lo stile, né la tecnica esecutiva (l'opera è composta da diciotto parti incollate tra loro), né, soprattutto, la qualità consentono di pronunciare quel nome. (…) Il valore commerciale dell'opera non dovrebbe superare i centomila euro: un trentaduesimo della somma versata dall'erario sul conto dell'antiquario torinese che la possedeva. Non ci si stupirà che, una volta tanto, i privati abbiano fatto largo alla temeraria iniziativa pubblica. La Cassa di Risparmio di Firenze ha, per esempio, rinunciato all'acquisto, insospettita sia dall'attribuzione non convincente, sia dalla curiosa strategia ribassista del venditore, disponibile a far calare troppo rapidamente le proprie richieste da 18 a 3 milioni di euro. (…) Su tutto questo indaga ora la Procura regionale del Lazio presso la Corte dei Conti. Ma perché Bondi si è gettato in un'impresa tanto arrischiata? La risposta sta nell'iconografia dell'opera: c'è da giurare che se avesse rappresentato un satiro, essa starebbe ancora nella bottega dell'antiquario. In questa Italia neoguelfa, il ministro ha creduto forse di rendere un servizio al governo associando alla sua immagine politica e culturale un così potente simbolo religioso. (…) Se poi si nota che il Cristo è stato subito dopo esibito alla Camera dei Deputati presieduta da Fini, nella stessa iniziativa che l'anno scorso aveva visto Bertinotti chiedere in prestito il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, il clima da strapaese in cui è maturata la scelta di comprare il Crocifisso apparirà più leggibile (…)».
Michelangelo, La Pietà Rondanini e il Crocifisso ritrovato
Dal 6 aprile al 30 maggio 2009
Castello Sforzesco di Milano
Orario: dalle ore 9.00 alle 17.30
Info: 02. 88463825