“Andar per ville” tocca questa volta il paese di Canegrate, “in colle a cui piedi scorre l’Olona” come si legge sulla “Grande Illustrazione del Lombardo Veneto” del Cantù. Qui aveva terre la famiglia patrizia dei Gallarati e anche una “casa da nobile”, grande e di dignitoso aspetto, dotata di giardino e affiancata da un oratorio destinato all’ultimo riposo dei membri della casata. Questi possedimenti nel 1679 divennero di proprietà completa del marchese Camillo Castelli “Regio Ducal Questore delle Rendite Ordinarie” e feudatario di San Giorgio, Parabiago, Vittadone e Casalpusterlengo oltre che, ovviamente, di Canegrate.
Tutto si può scrivere tranne che della modestia di questo personaggio, padrone a Milano di due palazzi grandiosi, uno in via dei Bigli e l’altro in via Cerva, quest’ultimo con giardino cinto da una balconata in pietra di rara eleganza e affacciato sul Naviglio che scorreva alle spalle. Anche per Canegrate il marchese pensò in grande e diede incarico ad un architetto di qualità, purtroppo a noi sconosciuto, per il progetto di un edificio tanto imponente e sontuoso da poter eguagliare le “Ville di delizia o siano Palaggi camparecci nello Stato di Milano” descritti e illustrati da Marc’Antonio Dal Re nel suo splendido volume pubblicato nel 1726.
Il cantiere venne avviato ma non fu mai finito anche se quel che resta può ben dare l’idea della profusione di mezzi impiegati dal Castelli deciso a fare del palazzo di Canegrate con i saloni, gli affreschi e gli arredi sontuosi e pomposi l’emblema ben visibile del prestigio acquisito, finanche con il titolo marchionale. Tuttavia il dispendio dovette diventare troppo anche per il “Regio Ducal Questore” che quindi fu costretto ad accontentarsi della metà esatta dell’edificio ideato, pur sempre una fabbrica dalle dimensioni spettacolose, ammirata ed elogiata, anche per il parco popolato da statue, balaustre e carpini, dai personaggi eminenti in visita al marchese. I Castelli ne rimasero proprietari finchè un’erede non portò in dote i possedimenti di Canegrate a un Visconti di Modrone e a quest’ultima famiglia continuarono ad appartenere fin dopo la prima guerra mondiale. Privato di arredi e statue il palazzo venne in seguito acquistato dall’industriale bustese Piantanida che all’interno vi impiantò fin una tessitura. Poi un disastroso frazionamento lo coinvolse, il parco venne cancellato e quel che Camillo Castelli e i suoi eredi avevano creato si avviò verso una tristissima decadenza a cui è, e sarà, arduo rimediare.
Due dimore da nobile anche nel confinante paese di San Giorgio su Legnano. Una è difficile oggi definirla tale tanto si può confondere con le altre, semplici, affacciate sulla piazza grande. Eppure una sua dignità e una sua eleganza la dimora le mantenne almeno fino a cent’anni fa quando ancora era abitata dagli Arborio Mella, famiglia di antica nobiltà sabauda, e nelle sue sale si potevano ammirare perfettamente conservati un gustoso affresco a soggetto mitologico di Biagio Bellotti, protagonista della pittura barocchetta nelle terre dell’alto Milanese, e poi soffitti dipinti a fantasiose architetture e sopraporte con “capricci” di classiche rovine. Chi aveva voluto dare sofisticata eleganza a questi ambienti circa alla metà del Settecento era stato il conte don Girolamo Lucini, sollecito anche a impiantare un grande giardino proprio come doveva competere ad una “villeggiatura” di rango. Anche per palazzo Lucini in seguito alla vendita decisa dagli Arborio intervennero rimaneggiamenti e utilizzi impropri mentre il parco fu del tutto cancellato e al suo posto venne innalzata la gran mole della nuova chiesa parrocchiale.
Sorte più fausta ha avuto invece sempre a San Giorgio su Legnano la dimora appartenuta ai marchesi Parravicini e, in tempi più recenti, ad Attilio Agnoletto, severo professore di Storia del Cristianesimo alla Statale di Milano. Più tarda della non lontana Lucini, la villa è preannunciata da un portale classicheggiante da dove si entra nella corte padronale a cui fa da sfondo la parte di rappresentanza della casa compresa in un vasto e suggestivo parco romantico conservato ancora nella sua integrità.
Giuseppe Pacciarotti