Semplificare è difficile, complicare è molto facile – Questo è il motto che esprime la grandezza creativa di Ambrogio Pozzi, artista e designer, capace di progettare oggetti ed opere di estrema eleganza e semplicità, eppure contemporaneamente dotate di enorme valore artistico e simbolico.
L'esposizione, dopo Varese, giunge a Viggiù in una nuova veste. Per l'occasione, infatti, l'attenzione sarà focalizzata sulla produzione dell'ultimo ventennio, ovvero sui pezzi unici e sugli oggetti realizzati in serie in cui l'aspetto della funzionalità appare in secondo piano.
La curatrice della mostra, Laura Conconi, descrive alcuni aspetti curiosi e interessanti a proposito della figura di Ambrogio Pozzi e della mostra antologica a lui dedicata:
"Come nasce l'iniziativa di questa mostra?"
"Questa mostra nasce per fare un omaggio ad Ambrogio Pozzi, scomparso circa un anno fa, e quindi ci è sembrato doveroso. Bisogna inoltre tenere presente che non era mai stato fatto niente a Gallarate, quindi abbiamo colto l'occasione. La mostra è nata grazie alla moglie: grazie a lei abbiamo avuto i pezzi, poiché tutte le opere provengono dalla sua collezione privata, e da quello che è il suo archivio. È poi venuta l'idea di disporre la mostra in due sedi, concentrando nell'una le opere di design vero e proprio, e nell'altra opere dal carattere più artistico".
"Che tipo di personalità era Ambrogio Pozzi?"
"È stato tanto designer quanto artista. Tra l'altro, negli anni '50 e '52 era molto amico di Zanella e di Liliana Bianchi, quindi incontrò anche tutto il fermento dei creatori del Premio di Arti Visive di Gallarate, avendo modo di conoscere tutti: Liliana Bianchi lo invitò infatti in quegli anni a partecipare ad un premio di opere in ceramica, al quale prese parte, tra gli altri, anche Fontana. In quel periodo Gallarate era infatti popolata da grandi personalità, ed è stato grazie a loro che Ambrogio Pozzi ha iniziato a frequentare anche le Gallerie di Milano. Proprio a Milano, tra l'altro, troverà e acquisterà alcune fotografie di Chagall: in una sono rappresentati due volti di profilo, due amanti che si raffrontano in modo affettuoso. Ebbene, decide appunto di comprarla, e in proposito ho trovato un suo testo in cui lui scrive che riuscì a pagarla a rate nel corso di più anni, perché comunque era ancora giovane e non aveva ancora molte risorse: inoltre, quando portò a casa le foto, la madre si arrabbiò, non riuscì a capirlo, e ci furono un po' di problemi. Eppure, il tema dei due profili riaffiorerà nelle sue opere a partire dagli anni '90, diventando quasi una sua ossessione: questo tema ricorre, ad esempio, nelle ceramiche Rometti, con le opere sulle Presenze, dove viene reso in maniera plastica; ricorre anche nei piatti di porcellana "Quattro chiacchiere" e "Homage to Philip: Confronti", un omaggio a Philip Rosenthal, che era sia un mercante sia un mecenate, e quindi i due profili in
questo caso rappresentano le sue due facce, le sue due personalità di mercante-mecenate".
"Hai altri aneddoti curiosi sul carattere di Pozzi?"
"Sì. Ad esempio, ho trovato nell'archivio lo sviluppo del prodotto di Alitalia, esposto qui al Museo Bertoni, dove tra l'altro si possono trovare tutti i vincoli a cui ha dovuto sottostare: e anche qui si vede la sua grandezza, perché pur avendo tutti questi vincoli è riuscito a realizzare un prodotto capace di soddisfarli. Infatti, questo è stato anche un aspetto duplice, nel senso che quando poi chiude l'attività della ceramica di Franco Pozzi (che era l'attività del padre, che prima era a Bolladello, poi è passata a Gallarate, dove hanno aperto anche un negozio dove importavano oggetti di design dall'estero, potendo così confrontarsi con la produzione più aggiornata) Amrogio ha dovuto produrre opere che dovevano essere vendibili, che dovevano sottostare a determinati vincoli, e infatti per questo erano un po' più lineari e si discostavano in parte dalla sua produzione più tipica e personale. A questo proposito, ho trovato un'intervista che gli fecero nell'82, quindi a due anni dalla chiusura dell'attività paterna, in cui gli si chiese se lui si sentiva più artista o più designer: e lui svicolò la domanda dicendo che, in fondo, doveva necessariamente progettare e produrre per il mercato, aveva insomma degli operai alle sue dipendenze a cui doveva garantire uno stipendio. E infatti si vede che poi apre l'atelier, diventa freelance, e quindi ha poi tutto un altro tipo di produzione".
Ambrogio Pozzi – Tra arte e design
Dall'8 giugno al 7 luglio 2013
a cura di Laura Conconi
Museo Enrico Butti, viale Varese, 4, Viggiù
Orari: da martedì a venerdì dalle 14.00 alle 18.30
sabato dalle 9.30 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 18.30
domenica dalle 16.00 alle 19.00
Ingresso libero
Info: tel. 0332 486510 – fax: 0332 488861
mail: museobutti@comune.viggiu.va.it