Busto Arsizio – Nelle sale di palazzo Cicogna si è aperta la personale dell’artista visivo e concettuale Luigi Manciocco intitolata “Anthropology”.
Il percorso della mostra, si snoda attraverso tre sezioni consequenziali: spazio, rituale e mistico. Manciocco analizza, in particolare, i fenomeni della religiosità e della comunicazione ponendo l’osservatore dinnanzi a differenti punti di riflessione, come l’installazione che apre l’esposizione dove una grondaia accoglie alcuni corpi di bambini senza vita, opera che si rifà ad una pratica dell’antica Roma, quali presenze benefiche, a vegliare sugli abitanti della casa.
Alla religiosità popolare si ispirano i lavori dedicati a Santa Rita da Cascia, rappresentati in due particolari momenti: uno riferito alla Santa bambina, l’altro alla santità. Nella prima opera si liberano sciami di api dorate (con rimando alla protezione della sua culla), nella seconda invece l’artista rievoca la ferita sulla fronte della Santa, sempre viva… causata dalla spina e che intende richiamare la corona di Cristo. Un’installazione molto suggestiva dove, una goccia di sangue, sgorga da un pannello circolare bianco sul quale cola, perpetua, fino a raggiungere una ciotola poggiata sul pavimento.
Con l’opera “Lacrima” Manciocco ci accompagna ancora una volta lontano nel tempo quando il pianto per un lutto era, soprattutto nella cultura mediterranea, rituale e consolatorio.
“Il pianto di più persone – precisa l’artista – serviva a lenire la sofferenza. Una sorta di condivisione del dolore”.
Infine la “poetica del bianco”, tipica dell’artista, viene rappresentata da una serie di lavori nei quali evidenzia la sottrazione del superfluo e l’esplosione della luce.
La mostra, a cura di Stefania Severi, rimarrà in calendario sino al 23 ottobre. Orari al pubblico: da martedì a giovedì 14.30 – 18; venerdì 9.30 – 13/ 14.30 -18; sabato 14.30 – 18.30; domenica 15 – 18.30.