Eligio Antonelli in mostra ad IspraEligio Antonelli in mostra ad Ispra

Come può l'ordine essere creativo? Come possono il peso e la durezza metallica essere anche carichi di poesia? Come può una "linea di luce" farsi tridimensionale?
La parola "metallo" porta necessariamente con sé una suggestione antica, quasi arcaica, mediterranea, alimentata da reminiscenze di cimieri e scudi che brillano al sole, davanti alle porte Scee.
Il metallo argenteo, freddo e calibrato, uscito dal fuoco delle fucine affumicate, pesante e generoso, è esso stesso vera concrezione di pensieri e sensazioni di una cultura mitologica. I suoi colori ondeggiano tra il nero lucido, il grigio vibrante, il rossastro che si ciba di ombre spesse.

Nella stessa, sacrale, mitica epoca vivono le opere di Eligio Antonelli: torre eburnee e pungenti, spigoli argentini come il cristallo di rocca, lance perforanti e tintinnanti di ghiaccio emergono ed attraversano la superficie.
Il mito si fa serbatoio di moralità, bellezza e ispirazione.
Le forme, dettate dal rigore di strutture geometriche e di piani cartesiani, si stagliano contro sfondi mossi da ripetuti passaggi di grafite, spazzolati da denti metallici.
Suggestioni e richiami antichi incontrano l'arte segnica e gestuale degli anni '50 e '60, più di Franz Kline che di Mathieu.
Avviene così che i razionali ed invernali profili si scaldano e si sciolgono nei tratti grafici finali, quasi delle liberazioni gestuali che ammorbidiscono e liberano la struttura geometrica e severa.

Nei lavori di Eligio Antonelli la forma si struttura in modo aperto come un linguaggio geometrico che si muove da un punto all'altro, sotto la guida del compasso e del pantografo, mentre la calligrafia e la proto-scrittura vengono eseguite su fondo nero lucido.
La profondità viene assottigliata, ma solo in apparenza.
In realtà, la luce moltiplica la terza dimensione legata agli spessori della materia per riconquistarla attraverso la creazione di una complessa scena fatta di piani ortogonali, disposti secondo una sapiente calibratura delle superfici continue.
Le opere presentano rimandi ai capolavori bronzei di Hildesheim in quel Medioevo in cui Jacques Le Goff ha individuato le radici della moderna Europa. Ma anche significative tangenze con fibbie ritorte di antiche tombe della Boemia, armi ed antichi oggetti cultuali, acquamanili orientali ed anglosassoni decorati a niello.
Un gioco costante ed imprevisto di riflessi con l'ambiente circostante porta una ulteriore modulazione delle forme attraverso la luce, in un unico respiro.

"FORMA SEGNO LUCE"
Mostra personale di Eligio Antonelli

Dal 18 al 25 novembre 2012
Sala Serra, Palazzo Comunale Ispra
Inaugurazione: domenica 18 novembre, 16.30
Orari: dal lunedì al venerdì, dalle 16.00 alle 19.00
Sabato e domenica, dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00
Ingresso libero