Ripercorrersi – Un catalogo ragionato, per mettere ordine in una fluviale produzione che si muove con agilità tra scultura e design, che ha segnato i corsi della plastica del Novecento, in parte; sicuramente ha rivoluzionato la pratica stessa della ceramica e della progettazione applicata alla quotidianità. Antonia Campi si è lasciata sedurre dall'idea di una vecchia compagna di strada, storica di vaglia, d'arte e del design, come Anty Pansera, per ricostruire nel dettaglio la sua vicenda d'artista, dura, inflessibile, restia alle celebrazioni, in continua ed ancora attuale franca conversazione con la materia e con la forma.
Il catalogo di una donna incatalogabile – Un volume pubblicato, da poche settimane, e presentato nei giorni scorsi a Varese, sotto l'egida dell'Associazione Amici della Ceramica, delegazione varesina, presenti il direttivo composto dal presidente Enrico Brugnoni, dal vice Aldo Cappellani, dall'autrice Pansera, dalla coautrice Mariateresa Chirico; e presente anche lei, con il peso del suo carisma intatto, di uno sguardo ancora penetrante, di un look che gioca con il tempo, di una ottantasettenne difficilmente – sembra un paradosso – catalogabile.
Le motivazioni – "E' una cosa importante, per fare il punto della situazione e per mettere ordine nel mio archivio", si schermisce Antonia, Neto per chi ha con lei più amichevoli contiguità. Le motivazioni della ricapitolazione del suo lavoro, puntualizza invece Pansera, sono più di una: "Curiosità, interesse crescente, ricerca per capir meglio….conoscenza diretta: stima, amicizia, affetto…E' un guardare da studioso per poi vedere e intelligere il cammino di Antonia Campi da artista/scultrice per vocazione e formazione a designer per scelta/necessità".
L'abitudine a rivoluzionare – Un bagliore di possibilità espressive, di dominio delle idee che irrompe quasi magmatico dal suo primo tempo post Brera, dove apprende, e bene, l'alfabeto della scultura da Antonio Messina e risplende già nel 1951 con il famosissimo fregio sullo scalone d'onore della Triennale. Ma che intanto accende di fantasia ispirata la produzione della Società Ceramica di Laveno, subito individuata dall'altro mostro sacro di quegli anni Guido Andlovitz come la propria erede naturale. Già matura a quegli anni, Campi progetta, modellandole, forme astratteggianti che lasciano il segno. Quando la sua fama comincia ad
essere per lei sin troppa, vira decisamente dedicandosi esclusivamente al mondo dei sanitari. Rinnovandoli, ovviamente, dal di dentro: rivoluzionando, come è suo costume.
Dalla serialità al pezzo d'eccezione – Non a caso, l'immagine di copertina del volume è una splendida 'scultura' di un lavabo, che evoca il profilo gentile di un fungo, in un azzurro listato d'oro che non ha precedenti nel design ma solo tentativi di emulazione successiva. E' nei sanitari che Antonia continua a trovare strade nuove e professionalmente arriva al vertice: sostituisce Andlovitz alla direzione artistica della S.C.I., e dal 1971 assume le redini della Richard Ginori. Questa la scansione per somma sintesi del suo percorso, segnato da innumerevoli premi e riconoscimenti pubblici, tra cui la cittadinanza di Laveno, l'anno scorso. Un percorso che continua tutt'oggi, tra disponibilità all'oggetto seriale, come al pezzo unico d'eccezione. Un percorso, che tra più di mille immagini, trova oggi riepilogo nell'esaustiva monografia.
Antonia Campi. Creatività, forma e funzione. Catalogo Ragionato
A cura di Anty Pansera
testi italiano/inglese
Silvana Editoriale
288 pp.
€ 45