Gornate – Nelle sue opere non ci sono figure ma si avverte il senso della vita. La luce e l’energia che si liberano negli immensi paesaggi di Antonio Pedretti rivelano presenze. Una pittura conosciuta in tutto il mondo attraverso le numerose esposizioni, che ha conquistato e conquista critici e personaggi rilevanti nel panorama artistico internazionale. Al lungo elenco delle mostre, proprio in questi giorni, si aggiunge “Ai margini del bianco“la personale allestita al Palazzo Ducale di Genova. Dall’1 al 23 settembre la sala “Liguria” ospita un nucleo di venti opere, di grandi dimensioni, nelle quali Pedretti, caposcuola del genere paesaggistico, presenta un progetto focalizzato sulle vedute narrate attraverso il suo personale atteggiamento contemporaneo e informale.
“Una mostra – spiega l’artista – che conclude un ciclo di opere dedicate ai bianchi. Possono essere considerate nevicate ma non è tanto questo il significato che mi interessa quanto il richiamo a quel paesaggio che rimanda al periodo della mia pittura informale, quando lavoravo con il bianco e nero”.
L’artista esordisce nel mondo artistico giovanissimo e a sedici anni presenta la sua prima personale. All’inizio si impone con un genere di pittura puramente informale che pian piano sente stretta, come un vicolo chiuso. ” Non riuscivo più ad esprimere e soddisfare le mie esigenze pittoriche – spiega – così è nata la voglia di riappropriarmi dell’immagine, ma non poteva più essere quella tradizionale. Infatti, con le nuove conoscenze acquisivo tutti i connotati di uno stile che mi consentivano libertà di segno e materia su grandi superfici. Ho quindi riciclato questi atteggiamenti pittorici e ne è scaturita un’immagine nuova, fresca anche di sensazioni, che non cerco ma che emerge. Richiami e paesaggi per i quali sono considerato l’ultimo pittore naturalista, anche se non lo sono, anzi direi l’opposto ma… quello che affiora dalle opere, è questo… “.
Nell’iconografia di Pedretti si avverte il senso della vita, un’energia sprigionata dalla luce. Dice infatti l’artista, “le mie immagini non si vedono ma si sentono. Sono per lo più figure con le quali esprimo me stesso: sono autoritratti.”
Opere che nascondono e svelano significati ed emozioni in un gioco di contrasti, luci e ombre. Anche lo stesso titolo della mostra di Genova, racchiude concetti e contenuti differenti: Ai margini del bianco, ossia ai confini del paesaggio, dell’avanguardia, di uno spazio, di un tempo, di una memoria. Traccia di una fine… ma anche di un nuovo inizio.
La mostra, curata da Angelo Crespi, è aperta al pubblico sino al 23 settembre nei seguenti orari: da lunedì a venerdì 9– 19, sabato e domenica 11 – 18.
E.F. – V.P.