Milano – La galleria A arte Invernizzi ospita la personale di Niele Toroni dal titolo “Impronte di pennello n. 50”. L’artista a partire dal 1967 ha saputo distinguersi grazie alla sua personale metodologia di intervento che prevede la reiterazione di impronte di pennello a intervalli di 30 cm l’una dall’altra. Toroni ha da sempre inteso la pittura come una possibilità di dialogare con lo spazio, senza occuparlo o imporsi su di esso, ma rintracciandone e mostrandone possibili traiettorie attraverso la progressione delle impronte di pennello, sempre differenti ma cadenzate a intervalli regolari e ordinati. La mostra ripercorre l’intera vicenda artistica di Toroni attraverso 25 opere realizzate su formati e supporti differenti come tela, carta, giornale, tela cerata e legno, a partire dall’opera Omaggio a Paolo Uccello del 1965, fino al recente album Impronte di pennello n. 50  “A nous la liberté”, che vede la presenza di cromie differenti susseguirsi sui singoli fogli, occupandone la superficie in una successione variata, fino ad un massimo di quattro impronte per foglio. La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue con un saggio di Paolo Bolpagni e la riproduzione delle opere esposte. Fino al 12 febbraio, orari al pubblico: da lunedì a venerdì 10-13 15-19 (sabato su appuntamento).

 

Milano – Racconta la straordinaria potenza espressiva dell’Art Brut la mostra in corso al Mudec, Museo delle Culture. Una visione artistica e rivoluzionaria da cui hanno tratto ispirazione molti artisti contemporanei e che ancora oggi continua. Nata nel cuore di una Parigi postbellica, lontano dalle sale dei musei d’arte e dai salotti raffinati, l’Art Brut, la cui definizione e teorizzazione appartiene all’artista francese Jean Dubuffet, rappresenta un’arte “grezza”, “pura”, “non filtrata”. La mostra presenta in un primo spazio un corpus di opere e di documenti che collocano, in una prospettiva storica, l’invenzione del concetto di Art Brut, relativamente al lavoro di Dubuffet quale artista, scrittore e collezionista. Segue una selezione di opere provenienti dalle sue esplorazioni che attesta l’ampiezza e la qualità delle personali ricerche in questo campo a monte della donazione del 1971. Un terzo insieme di creazioni, provenienti dai cinque continenti è legato alle tematiche del corpo e delle credenze. L’esposizione, a cura di Sarah Lombardi e Anic Zanzi è aperta al pubblico sino al 16 febbraio nei seguenti giorni e orari: lunedì 14.30 – 19.30; martedì, mercoledì, venerdì, domenica 9.30 – 19.30; giovedì e sabato 9.30 – 22.30. (Atelier de numérisation – Ville de Lausanne).

 

Milano – Con la mostra “Andrea Branzi. Civilizations without jewels have never existed” 10 Corso Como ricorda e celebra visione e progettualità del designer, architetto, storico e teorico Andrea Branzi, a un anno dalla scomparsa. Insignito di tre Compassi d’Oro – di cui uno alla carriera – Branzi è stato una figura poliedrica e radicale, autore di un pensiero progettuale che ha attraversato con sensibilità inedita arti applicate, spazio domestico e urbano. L’esposizione, curata da Alessio de’ Navasques, realizzata in collaborazione con Nicoletta Morozzi, Lorenza Branzi e con le gallerie Casa Argentaurum e Friedman Benda, si articola in un percorso che allinea e pone in dialogo opere, documenti, disegni e fotografie. Negli spazi della galleria l’allestimento compone un paesaggio di oggetti esteso in un arco temporale che va dalla metà degli anni Ottanta fino alle ultime realizzazioni del 2023. La mostra si inserisce in un percorso di studio e rilettura – attraverso gli archivi di artisti e designer – delle arti applicate e in particolare di una ricognizione intorno al gioiello e al concetto di ornamento come cifra culturale all’interno della programmazione artistica di 10 Corso Como. L’esposizione rimarrà in calendario sino al 16 febbraio. Orari al pubblico: tutti i giorni 10.30 – 19.30. Ingresso libero.

 

Domodossola – “I tempi del Bello. Tra mondo classico, Guido Reni e Magritte” è il titolo della grande mostra in corso ancora per qualche giorno ai Musei civici “Gian Giacomo Galletti” di Palazzo San Francesco. Con Rubens, Carracci e Guido Reni, passando per Pompeo Batoni e Canova, fino ai contemporanei Funi, Sironi, de Chirico e Magritte, le opere esposte evidenziano il costante riferimento, attraverso i secoli, ai modelli e ai valori formali e spirituali della classicità. Punto nevralgico di riferimento, infatti, è la statuaria classica d’età romana del Museo Nazionale Romano e delle Terme di Diocleziano esposta per la prima volta nel capoluogo ossolano. Oltre quaranta le opere esposte, tra dipinti e sculture in marmo e bronzo, provenienti da importanti musei italiani e prestigiose collezioni private, raccontano i vari “Tempi del Bello”, ovvero la ricerca, sulla scorta dei modelli classici, di un connubio di bellezza formale e valori spirituali, che attraversa la storia dell’arte, adattandosi alle esigenze culturali di ogni epoca. La mostra, ideata e curata da Antonio D’Amico, Stefano Papetti e Federico Troletti è aperta al pubblico fino al 12 gennaio nei seguenti orari: giovedì, venerdì, sabato e domenica 10-13 / 15-19.

 

Cuneo – Tre maestri della veduta in mostra al Complesso Monumentale di San Francesco. Si tratta delle opere di Giovanni Antonio Canaletto, Gaspar Van Wittel e Bernardo Bellotto. La rassegna, a cura di Paola Nicita e Yuri Primarosa riunisce dodici capolavori provenienti dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma che esplorano e reinventano l’immagine delle città nell’epoca dei Grand Tour e degli ambienti culturali illuminati, in un periodo in cui la prima tappa di ogni itinerario culturale attraverso l’Italia era Roma e la meta finale Venezia.  Quattro capolavori di Canaletto rappresentano la città lagunare, cinque opere di Gaspar Van Wittel, artista di origini olandesi attivo tra XVII e XVIII secolo, documentano lo spaccato di una Roma barocca e settecentesca, città protagonista anche di due opere esposte di Giovanni Paolo Pannin. Infine, Bernardo Bellotto raccoglie l’eredità di Canaletto, di cui era allievo e nipote, continuandone la tradizione ed estendendola oltre i confini della penisola italiana. La mostra rimarrà in calendario fino al 30 marzo e sarà visitabile da martedì a venerdì 15.30 – 19.30 (al mattino aperto su prenotazione per scuole e gruppi); sabato e domenica: 10 – 19.30 orario continuato.

 

Torino – A cent’anni dalla nascita del Surrealismo (1924-2024), la Fondazione Accorsi-Ometto  celebra Giorgio de Chirico, considerato il precursore del movimento francese, dal suo fondatore Andrè Breton. Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, è la prima a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924 per cui il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. Si intende così evidenziare l’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del movimento, nonché analizzare il suo complicato rapporto con André Breton, con il poeta francese Paul Éluard e con sua moglie Gala. Oltre 70 le opere in mostra tra cui una cinquantina di dipinti e di disegni su carta di de Chirico, sono affiancate da una ventina di ritratti degli artisti, poeti e scrittori surrealisti, fotografati da Man Ray e Lee Miller,  provenienti da collezioni private o da importanti musei ed istituzioni. Grazie al prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi è inoltre esposto per la prima volta il carteggio de Chirico – Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica de Le muse inquietanti del 1918. La mostra è visitabile sino al 2 marzo. Orari al pubblico: martedì, mercoledì e venerdì 10-18; giovedì 10-20; sabato, domenica e festivi 10-19.

 

Torino – Due capolavori a confronto alle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo esposti nell’ambito del tradizionale appuntamento organizzato nel periodo delle festività. In una sala del piano nobile del museo di Piazza San Carlo si possono ammirare la Madonna col Bambino dipinta a Roma da Orazio Gentileschi (1610 circa) e la Madonna della paglia di Antoon van Dyck, realizzata a Genova tra gli anni 1625 e 1627 entrambe conservate alla galleria Corsini di Roma. Si tratta di due diverse interpretazioni della cosiddetta “Madonna del latte”, una fortunata iconografia nata per visualizzare concretamente il ruolo di Maria come madre di Cristo dipinti a quindici anni di distanza uno dall’altro. L’opera di Gentileschi testimonia la novità della rivoluzione di Caravaggio e della pittura “dal naturale”, in cui il tema sacro è trasformato in un momento intimo e quotidiano. L’essenza del dipinto è infatti tutta nell’umano e delicato scambio di sguardi tra la madre e il figlio, che allunga la mano per tirarle la veste. Se non fosse per l’aureola e i consueti colori rosso e blu dell’abito, la Vergine potrebbe essere una qualsiasi ragazza del popolo, abbigliata secondo la moda romana dell’epoca, così come il Bambino con il suo sgargiante vestito giallo. Van Dyck, invece, sulla scia dei grandi maestri del Rinascimento italiano, reinterpreta il tema con una forte densità simbolica, inserendolo nel contesto della Natività. In ossequio ai dettami del Concilio di Trento, evita di mostrare un’immagine “sconveniente”, coprendo il seno di Maria con la testa del bimbo addormentato, ma lasciando la veste abbassata per alludere all’allattamento. Una serie di dettagli poi sottolinea la Morte e Resurrezione di Cristo: dal viso della Vergine, assorto e malinconico, alla nuvola scura che irrompe nella capanna, fino alle spighe che danno il nome al quadro e i cui steli formano una croce in primo piano. La visita alla mostra è un’occasione da non perdere. Orari al pubblico: martedì, giovedì, venerdì, sabato e domenica dalle 9.30 alle 19.30; mercoledì dalle 9.30 alle 22.30. Fino al 12 gennaio.

 

Venezia Chen Yuxing e Liu Xuanzhu espongono insieme nella mostra “Where Silence Dwells”, in corso alla Linli Art Space.Negli spazi del centro dedicato all’arte contemporanea. L’esposizione, a cura di Claudia Cappello, punta i riflettori sulla produzione dei due artisti e su come le loro opere si intreccino, sebbene diverse per tema e approccio, in un dialogo che invita a riflettere sulle tensioni e le armonie che regolano le relazioni interpersonali con il mondo esterno. Di Chen Yuxing si può ammirare una serie di dipinti in cui le foglie delle piante diventano simbolo di auto, consapevolezza e forza femminile. Le sue opere evocano un’atmosfera contemplativa che invita a esplorare il rapporto tra presenza e assenza, tra introspezione e apertura al mondo. Liu Xuanzhu presenta invece un corpus di opere ispirate ai ritratti per i quali Chen stessa ha posato come modella. Nei dipinti l’artista indaga il tema della soggettività oggettivata, interrogandosi sul rapporto tra chi guarda e chi è guardato.Where Silence Dwells, allestita nella sede di Fondamenta Zattere ai Saloni, sarà visitabile sino al 10 febbraio nei seguenti giorni e orari: da lunedì a domenica dalle 11 alle 18.

 

Roma – Chi si trovasse in vacanza nella Capitale non perda l’occasione di visitare, negli spazi de La Nuvola (EUR), “Euphoria – Art is in the Air” una grande mostra inedita con installazioni fuori scala e opere d’arte gonfiabile realizzate da rinomati artisti contemporanei internazionali, che declinano il tema dell’aria tra meraviglia e divertimento. Balloon Museum è tornato a Roma e fino al 30 marzo presenta 20 opere monumentali e interattive che invitano il pubblico a riflettere sulla potenza trasformativa dell’arte con creazioni che si fanno veri e propri contenitori di spettacolo e scoperta. Gli artisti presenti in mostra sono: Carsten Höller, Philippe Parreno, Martin Creed, Marta Minujín, Hyperstudio, Rafael Lozano-Hemmer, Ryan Gander, A.A.Murakami, Karina Smigla-Bobinski, Cyril Lancelin, Alex Schweder, Quiet Ensemble, SpY, Nils Völker, Camille Walala, Sun Yitian, Mauro Pace e Motorefisico. La mostra, a cura di  Valentino Catricalà con la collaborazione di Antonella Di Lullo, allestita negli spazi di viale Asia è aperta al pubblico: lunedì-venerdì:13-19; sabato 10 -20; domenica 10-19. Festivi: 10-20.

 

Ascona – Ci sarà tempo sino al 7 gennaio per una visita alla mostra “I colori delle emozioni” allestita al Museo Comunale d’Arte Moderna. L’esposizione, che ha dato inizio alla rassegna dedicata ad artisti e movimenti che hanno animato l’ambiente culturale del Borgo nel secolo scorso, in particolare tra le due guerre mondiali. In mostra una selezione di un centinaio di lavori provenienti da tre differenti collezioni: la Fondazione Marianne Werefkin, la Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten e la Fondazione Richard e Uli Seewald, capaci di ripercorre importanti capitoli della storia dell’arte europea, tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del secolo scorso. Tra gli autori sono presentati opere di: Ernst Ludwig Kirchner, Max Pechstein, Emil Nolde, Alexej Jawlensky, August Macke, Paula Modersohn-Becker, Richard Seewald e Marianne Werefkin. Il pubblico potrà visitare l’esposizione nei seguenti giorni e orari: martedì-sabato, 10 – 12; 14 – 17; domenica, 10.30 – 12.30.