La Maddalena di Tiziano – Occorrerà pur scriverla, un giorno o l'altro, la storia del collezionismo d'arte dei bustesi. Già, d'altra parte, su queste stesse colonne qualche segnalazione in tal senso é avvenuta. S'era parlato (6.11.07), ad esempio, della Maddalena di Tiziano, rimasta fino al 2003 nella raccolta, ricca di cose sapientemente scelte, che l'architetto Paolo Candiani aveva riunito nella sua casa di via Fratelli d'Italia. La tela avrebbe dovuto essere esposta a Bassano del Grappa alla mostra "Tiziano. L'ultimo atto", tanto che sul catalogo (ed. Skira) era stata approntata la scheda, ma l'opera non arrivò. É apparsa invece, con bell'evidenza, all'Accademia di Venezia, nella rassegna, da poco conclusa, sull'estrema attività del maestro cadorino; Augusto Gentili nella scheda sottolinea l'alta qualità di questa Maddalena di certo non minore della versione ora all'Ermitage di San Pietroburgo.
Il ritratto di Lady Michelman – Ancora, un corsivo di ArteVarese.com segnalava il passaggio ad un'asta Sotheby's, svoltasi a Milano il 19 dicembre 2007, di una tela di Giovanni Boldini raffigurante la pluridecorata Lady Ferguson Michelman. Il dipinto non faceva parte della collezione Candiani (lì c'era il ritratto di Gabrielle de Rasty, fortunatamente rimasto a Busto Arsizio), bensì di un'altra raccolta, non vastissima, ricca però di scelte opere dell'Ottocento italiano. E questo ritratto era, con le sue imponenti dimensioni, il pezzo più ammirato.
L'Abbandonata di Vincenzo Cabianca – Era invece in palazzo Candiani L'abbandonata di Vincenzo Cabianca, un quadro ancora memore degli accenti sentimentali degli Induno, mentre in Toscana, dove l'artista veronese era approdato, già s'era avviato il rinnovamento
macchiaiolo. Appartenuto in origine al conte Bastogi di Firenze, quest'olio, firmato e datato 1858, è ricomparso in una scelta rassegna, a cura di Giuliano Matteucci e Francesco Palminteri, presso il Museo di Storia Contemporanea a Milano, nello scorso mese di aprile, e bene ha evidenziato la solida educazione artistica e l'interesse per la pittura di interni del Cabianca.
Una Crocefissione del Garofalo – A causa delle sue condizioni non del tutto felici, non è invece esposta alla mostra su "Garofalo pittore della Ferrara Estense" la Crocefissione con San Pietro, Sant'Andrea e il donatore Bernardino Barbuleio, un'opera, che faceva anticamente bella mostra di sé nella quadreria Constabili di Ferrara e poi in quella della famiglia di papa Pio IX e che approdò a Busto, dove é rimasta fino al 1983, nella collezione Candiani (ora é di proprietà della Cassa di Risparmio di Ferrara). Di questa tavola, tanto apprezzata, a suo tempo, da Roberto Longhi e da Francesco Arcangeli, nel catalogo a cura di Tatiana Kustodieva e Mauro Lucco (edizioni Skira), si può leggere che abbelliva in origine l'altare del Crocifisso in San Pietro a Ferrara. Essa, per il modo di trattare "il corpo allungato e grigiastro del Cristo, rischiarato da bagliori lividi, totalmente distaccato dai colori saturi della dimensione terrena", come scrive Michele Danieli, e per la finezza nel trattare il paesaggio sullo sfondo può ben annettersi fra le opere più significative della tarda attività del Garofalo, prima che per lui sopraggiungesse la cecità.