Nella frazione di Viconago si trova, immersa tra le case, un piccolo gioiello medievale poco conosciuto con interessanti affreschi di diverse epoche.
La storia della chiesa di S. Antonio abate, situata nel centro abitato di Viconago, viene ricostruita a partire dagli anni Settanta grazie agli scavi esplorativi effettuati dal Gruppo Archeologico Valgannese. Durante le indagini vennero alla luce elementi del periodo tardo-romano e attorno alla chiesa una zona cimiteriale e frammenti ossei. Le notizie storiche riguardanti questa chiesa, antica parrocchiale fino al 1590, sono piuttosto scarse. Il primo documento su di essa è ricavabile da un benefitialis ecclesiae de Viconago, datato al 1504.
All'interno si presenta come un'aula di forma quadrangolare, coronata da due absidi quadre discretamente simili, coperte da volte a crociera rinascimentali; il pilastro centrale con due grandi arcate sostiene il tetto a capanna, con soffittatura a vista. Si possono distinguere quattro fasi: romanica, tardo-romanica, rinascimentale con influenze tardo-gotiche, e tardo-rinascimentale. Contemporaneamente alle indagini archeologiche venne realizzata anche una ricostruzione figurativa da parte del pittore Lucio Lecchi.
L'aula più antica era formata da un rettangolo abbastanza regolare, che formava la navata, e da un'abside quadra, leggermente deviata rispetto all'asse longitudinale dell'edificio, a causa del vicino pendio verso valle. Sono pochi gli elementi per poter datare questo primitivo oratorio, quindi lo si fa risalire al periodo pre-romanico tra il 950 ed il 1050; questa datazione potrebbe essere spostata al primo quarto del XII secolo (1100-1125). Gli scavi eseguiti all'interno della chiesa
hanno evidenziato una crepa verticale alla base della parete occidentale nel punto di congiunzione di due strutture murarie diverse, visibili dall'esterno. Questa cerniera permette di distinguere il paramento murario risalente al XII secolo da quello rinascimentale. È stata difficoltosa la ricerca dell'abside originario. Lo scavo del lato sud aveva dato un esito dubbio, a causa di una manomissione avvenuta in quel punto nei secoli XV-XVI. In un secondo sondaggio, a 20 cm. di profondità dalla quota del pavimento, era perfettamente conservata la doppia struttura angolare e l'andamento dell'abside era di forma quadrata.
Nella parete occidentale la presenza di una finestrella a croce, aperta sotto il limite di gronda e al di sopra di una porta originale, manomessa e poi chiusa, ha permesso di ipotizzarne l'appartenenza ad una facciata di un piccolo oratorio altomedievale, rivolto ad oriente secondo uno schema tradizionale e comune.
Scavate in leggera profondità, sono visibili tre croci sull'architrave della porta del lato occidentale: una di tipo latino al centro, e due a forma di tau ai lati. Queste si ricollegano alla tradizione paleocristiana e patristica.
L'esigenza di aumento dello spazio interno nasce forse in seguito alla crescita della popolazione. L'allungamento della navata incontrò l'ostacolo del pendio naturale morenico e dell'asse costituito dalla strada che portava in paese; il prolungamento fu quindi contenuto. Il punto di
giunzione tra la vecchia costruzione e la nuova è visibile sulla parte occidentale con una crepa d'assestamento; diversa è la disposizione delle pietre e degli spazi nella calce, e sono assenti i fori del punteggio.
Nella fase successiva l'ampliamento implicò la demolizione di tutto il lato orientale, volta romanica compresa; si salvò l'arco santo ed il pilastro portante destro, sul quale si decise di appoggiare il nuovo arco dell'abside quadra e quello più possente in direzione del centro della chiesa. La congiunzione tra le due absidi di epoche diverse è ben visibile sul lato settentrionale. Se c'era un vero campanile andò distrutto in questo periodo. La spazialità interna della navata fu risolta con un pilastro centrale e due semipilastri laterali, portanti i due arconi. La porta principale di accesso mostra evidenti segni di allargamento e innalzamento con l'arco gotico; fu sovrastata da una nicchia con arco a tutto sesto in cui è affrescata la figura del Santo titolare.
La data più antica del nuovo titolo, che si è potuto rintracciare nell'Archivio attuale della parrocchia, risale al 1516 in un atto notarile.
É stato ipotizzato che la nicchia semicircolare – sporgente dalla facciata orientale – sia stata aggiunta in un tempo successivo alla terza fase (fine sec. XV – inizio sec. XVI) e sia da datare al terzo decennio del secolo XVI (1520-1530). In realtà la datazione della nicchia si potrebbe collocare insieme all'affresco della Vergine, a dopo la visita pastorale del 1599 di Filippo Archinti. In questa fase venne aggiunta la sacrestia con volta a padiglione. Il campanile attuale non è originale, costruito proprio in questa fase dei lavori. Fino al 1599 era collocato sopra la porta d'ingresso, probabilmente su ordine di Filippo Archinti è stato demolito per erigervi quello attuale. Vennero infine realizzate camere sepolcrali pubbliche e private.