incontrano le tracce della storia antica
Facciamo il punto! Come spiega lo stesso autore nell'introduzione, il libro nasce allo scopo di mettere un po' di ordine fra i dati riguardanti l'archeologia di Cardano. Infatti la documentazione, soprattutto quella ottocentesca, era frammentaria. Così, il libro molto dettagliato di Massimo Palazzi, intitolato In radicibus Alpium, ha il grande merito di raccogliere il materiale archeologico relativo al piccolo centro. Ma non solo: diviene l'occasione di ricostruire e riflettere sulla società, sugli uomini dell'epoca e di riscoprire i padri dell'archeologia varesina, in particolare Ercole Ferrario e Mario Bertolone.
Una vera e propria carta archeologica – Una prima parte del volume è organizzata secondo un criterio cronologico, dai primi ritrovamenti di fine Ottocento, casuali, legati a lavori agricoli o edilizi, fino ai ritrovamenti più recenti, di fine anni Novanta, diretti dalla Soprintendenza. Molto importanti sono le carte geografiche locali, dove l'autore posiziona i ritrovamenti: nasce così una carta archeologica, utile anche ai fini di programmazione territoriale.
E rispunta la storia di Cardano – Palazzi delinea così la storia del suo paese. Ci fa scoprire che la più antica attestazione di frequentazione della zona risale all'VIII secolo a.C.: si tratta di un'urna golasecchiana, forse unica traccia di una più ampia necropoli.
Fra Celti e Romani. Le sepolture ritrovate nella zona detta "Il dosso", a sud del paese, lasciano supporre la presenza di una necropoli di una certa importanza
dell'epoca della romanizzazione, del passaggio, cioè, fra mondo celtico e mondo romano. Alla piena età imperiale, I-II secolo d.C., risalirebbero le sepolture del fondo Girola, lungo la strada che da Cardano portava a Ferno, indagate fra il 1912 e il 1930. Si segnala per importanza una sepoltura intatta, con una urna inserita in un pozzetto foderato di ciottoli.
Via Carreggia: lo scavo infinito – La seconda parte del libro si concentra sugli scavi che hanno riguardato i terreni attorno alla Via Carreggia, in un arco di tempo molto ampio, dal 1955 al 1990. Anche in questo caso l'autore posiziona i ritrovamenti sulle carte topografiche, delimitando così un'area di forte interesse archeologico. E ricorre, nel documentare le scoperte, anche ai giornali dell'epoca: emerge così l'approfondito lavoro di ricerca alla base del testo.
Una necropoli dalla lunga vita – La necropoli di Via Carreggia è la più ampia area sepolcrale del territorio. Dopo i primi ritrovamenti degli anni Cinquanta, dal 1973 si sono susseguiti gli scavi sistematici. Sono così emerse parecchie sepolture, dislocate in punti diversi, ma allineate agli assi stradali, per un totale di circa un centinaio. Coprono un arco cronologico molto ampio, dall'età augustea fino al II secolo d.C. e quindi costituiscono una prova indiretta della presenza di una comunità.
Due sorprese – Diverse le tipologie delle sepolture: alcune erano in urna, altre in anfora segata. In
particolare però se ne segnalano due. La prima, individuata nel 1975, è una cassa di laterizi a forma di parallelepipedo, costruita mediante grossi tegoloni: la struttura e i materiali ritrovati, fra cui una moneta, portano la datazione al IV secolo d.C.. Nel 1990, invece, durante la costruzione dell'autostrada per l'aeroporto è emersa una tomba a cassa formata da tre tegoloni disposti a formare un triangolo: una tipologia nuova, databile all' età augustea.
La sintesi dello storico – Grazie a tutti questi dati raccolti con cura e precisione, l'autore delinea un quadro abitativo di Cardano. Il paese, il cui nome terminante in -ano è di origine romana, è stato abitato già dall'epoca golasecchiana, ma deve avere avuto uno sviluppo maggiore dal I secolo a.C. fino all'età tardo-imperiale. Alla base della fortuna del luogo senza dubbio la posizione geografica: il paese è posto in una fascia collinare dominante sulla pianura, vicino al corso del Ticino, in corrispondenza di importati direttrici viarie.
Un libro per tutti: dall'archeologo… Preciso, aggiornato, divulgativo ma al tempo stesso scientifico. Ecco come definire il libro di Massimo Palazzi. Un libro che come hanno sottolineato nell'introduzione il Prof. Luraschi e la dott.ssa Caramella va a riempire un vuoto della storia locale. Un libro adatto allo specialista, che può trovare precise descrizioni dei ritrovamenti e degli oggetti, con confronti ad ampio raggio nel varesotto e in Lombardia.
Al profano… – Ma può essere letto e compreso anche dal semplice curioso che si avvicina per la prima volta all'archeologia: l'autore spesso dà spazio ad ampie digressioni, in cui approfondisce i temi trattati. Ecco quindi che il lettore ha modo di scoprire la cultura di Golasecca; oppure di entrare nella ritualità del funerale romano e di conoscere la differenza fra cremazione indiretta e diretta. Vengono spiegate le caratteristiche delle forme ceramiche, dall'olpe, derivata dal vaso a trottola celtico, fino alla terra sigillata. Il tutto raccontato con un lessico semplice ma preciso e arricchito da disegni esplicativi, essenziali.
Un esempio da seguire – Il volume può essere senza dubbio considerato una apri-pista: sarebbe auspicabile che altri studiosi, spinti come l'avvocato Palazzi da curiosità e interesse per la storia, ne seguano le orme per gli altri paesi del Varesotto.