e alcuni artisti
I have a dream – In un afoso sabato sera, c'è posto anche per il rilancio, non solo per i saluti e i ringraziamenti a galleristi e collaboratori. Lo scorso 10 luglio, Angela Madesani, anima della mostra "Archeologie del Contemporaneo", inaugurata il 15 maggio al Chiostro di Saronno, ha un sogno: che l'esposizione non si concluda qui, ma che si ampli e continui il discorso in un altro ambito, magari in un museo. Si è espressa in questi termini la curatrice rivolta ad alcuni protagonisti del percorso espositivo, commentando il finissage di una mostra che nel suo periodo di apertura ha conosciuto un discreto numero di visitatori.
Obiettivo raggiunto – Ovviamente c'è posto anche per le riflessioni. E Angela si lascia trasportare dalla contentezza. L'obiettivo di mettere le opere in dialogo tra loro è stato raggiunto. "Vi assicuro" -dichiara la Madesani- "che la cosa più difficile da ottenere in una collettiva è far parlare i lavori degli artisti tra loro, non in tutte le mie mostre ci sono riuscita, ma qui sì e ne sono felice, anche per gli artisti che sono presenti stasera. Tale è la gioia che, con Marina Affanni, si è deciso di realizzare un catalogo della mostra alla fine dell'esperienza. All'inizio volevamo solo produrre un video, cosa che è stata prodotta, ma mia mania di <<librismo>> ci ha portati alla considerazione di creare un catalogo o forse sarebbe meglio definirlo un quaderno. Ecco la nostra speranza è che questo non finisca in un cassetto, ma che sia un promemoria per continuare il discorso iniziato".
Appunto la memoria – Non scordiamoci di questa mostra, ma soprattutto non dimentichiamo il nostro passato remoto e recente! Valorizziamo la memoria della contemporaneità che veloce fugge dai nostri pensieri! Questo è il senso della mostra, questa l'idea che sorregge il quadernetto rosso che custodisce le parole della Madesani e le immagini delle opere esposte. La rassegna è stata costruita intorno al tema del recupero e interpretazione dei reperti della nostra epoca. I copertoni delle automobili di Federico Simonelli, fanno da scudo ai volti – quasi ritratti imperiali-, scudo dalla banalità e dal quotidiano volgari che si nutrono di audience.
I lavori di Ferdinando Greco invocano uno la disperata voglia di cambiare le regole attraverso Gesù Cristo, eloquente l'inserimento di un suo acronimo, le altre due sono registrazioni dell'asfalto, una sorta di indice in senso semiotico. Solitudine, rapporto interno-esterno, io-mondo pervadono le scatole del francese Denis Pondruel. La precarietà e la dimenticanza dei nostri tempi moderni in un inesorabile scorrere del tempo pervadono invece i lavori del russo Alexander Brodsky e dei francesi Anne e Patrick Poirier. Immagini di paesaggi contemporanei, destinati a mutare velocemente e a celarsi sono i bei pastelli su carta di Elizabeth Scherfigg: una ricerca sul tempo che corre senza pause, come quello in cui ci è concesso vivere.